L’ambasciata ucraina protesta per i manifesti di propaganda russa a Roma: “Chi li ha autorizzati?”
"La Russia non è nostra nemica", si legge nel manifesto immortalato in foto. Sotto l'immagine di una stretta di mano: una con i colori della bandiera italiana, l'altra con quelli della russa. Non è la prima volta che nelle città italiane si vedono cartelloni simili: Verona, Modena, Parma, Pisa e altre città in Calabria, fra cui Lamezia Terme, sono degli esempi.
Stavolta, però, a far scattare l'allarme è stata la stessa ambasciata ucraina dopo aver visto il manifesto anche nella capitale. Così ha denuncia la presenza dei cartelloni con un post su X in cui, oltre a condividere l'immagine del manifesto in strada a Roma, ha espresso la propria preoccupazione. Dall'ambasciata si stanno chiedendo chi abbia autorizzato i manifesti e, nel frattempo, hanno lanciato un appello al Campidoglio: "Riesaminate le concessioni dei permessi".
La denuncia dell'ambasciata ucraina: "Preoccupati dall'arroganza russa"
Un'immagine con le due mani, una con il tricolore italiano, l'altra con la bandiera russa. L'immagine è un po' sfocata, ma facilmente distinguibile nonostante la lontananza del manifesto.
"Siamo profondamente preoccupati dall’arroganza della propaganda russa nella Città Eterna – scrivono su X dall'ambasciata russa – Chiediamo al Comune di Roma di riesaminare la concessione dei permessi per tali manifesti che hanno un chiaro scopo di riabilitare l’immagine dello stato aggressore", sottolineano.
Le reazioni online
Non hanno tardato ad arrivare le reazioni degli utenti, alcuni dei quali si dicono stupiti dalla possibilità che il Campidoglio stesso abbia concesso l'autorizzazione per i manifesti. "In tal caso la questione sarebbe di una gravità spaventosa", scrive un utente. "Come vi permettete di intromettervi nei fatti italiani?", è invece il commento di Simone Angelosante, di Forza Italia. E c'è chi, invece, non si oppone: "Anche la pubblicità volete controllare? – scrive un altro utente – Il popolo russo non è nemico del popolo italiano. È una sacrosanta verità".