L’aggressione a chef Rubio, aperta indagine per lesioni aggravate dall’odio razziale
La procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in merito all'aggressione subita da Gabriele Rubini, chef Rubio, lo scorso 15 maggio. Il procedimento è contro ignoti, per il momento, e l'ipotesi di reato è di lesioni aggravate dall'odio razziale. Le indagini sono state affidate alla Digos.
Chef Rubio, noto per le sue posizioni pro Palestina, è stato aggredito il 15 maggio scorso all'esterno della sua abitazione a Frascati, Castelli Romani in provincia di Roma. "Mi hanno massacrato mentre ero fuori casa. Hanno rotto i fili del cancello elettrico, bloccandomi fuori. Erano cinque o sei", ha raccontato Rubini subito dopo l'aggressione. E ancora: "Il giorno dopo, il sionismo fa ancora più schifo. Grazie alle comunità ebraiche che permettono tutto ciò, grazie alla coraggiosa spedizione punitiva dei 6 sionisti che armati come il 25 Aprile di martello hanno provato in farmi la pelle".
Dopo essere stato visitato al pronto soccorso, lo chef ha aggiunto: "Alla fine punti in testa dove mi hanno dato la martellata, tagli ed escoriazioni dove mi hanno preso a mattonate, frattura dell’orbita facciale dove sono finiti i 60 pugni mirati, e si ricomincia. Un abbraccio alla comunità ebraica".
Per il momento, come detto, non c'è ancora alcun nome sul registro degli indagati. Le indagini con ogni probabilità partiranno dalle telecamere installate nelle vicinanze dell'abitazione di Rubio per provare a identificare e a rintracciare gli aggressori. Come detto, lo chef è noto per le sue posizioni pro Palestina. È diventato famoso dopo aver condotto i programmi televisivi ‘Unti e bisunti' e ‘Camionisti in trattoria'.