Ladispoli, la figlia accoltellata dal padre: “Salvate solo mamma, lui no”
L'udienza di convalida del fermo per Fabrizio Angeloni è attesa per oggi, sabato 23 aprile. La Procura di Civitavecchia nel decreto di fermo, come riporta Il Messaggero, parla dell'indagato come "dotato di pervicace pericolosità criminale". La misura di custodia cautelare avanzata dai pubblici ministeri è stata richiesta per pericolo di reiterazione del reato e disposta dal giudice delle indagini preliminari. Il quarantanovenne che lavora nell'Istituto nazionale di Fisica nucleare accusato di tentato duplice omicidio ora attende la decisione dei giudici, per gli inquirenti deve restare in carcere.
Il punto sulle indagini
La mattina di giovedì scorso 21 aprile i soccorritori arrivati con ambulanze ed eliambulanze e che sono entrati all'interno dell'abitazione di via Milano a Ladispoli hanno trovato marito e moglie e in bagno, entrambi con ferite d'arma da taglio, mentre la figlia era uscita dall'abitazione per cercare aiuto dai vicini. "Salvate solo mamma, non lui" avrebbe urlato. Tutti e tre sono stati trasportati in ospedale a Roma. Sulla vicenda indagano i carabinieri della Compagnia di Civitavecchia, coordinati dalla Procura, che stanno ricostruendo la dinamica dell'accaduto. Pare che l'uomo abbia compito il gesto perché non aveva accettato la fine della relazione coniugale. Uno degli avvocati che lo difende, Serena Gasperini, non è convinto sull'autoaccoltellamento: "Nutro dei dubbi, attendo di parlare con il mio assistito".
Come stanno mamma e figlie accoltellate a Ladispoli
Migliorano le condizioni di salute di Silvia, la moglie di Fabrizio Angeloni, ferita con alcuni fendenti e ricoverata in prognosi riservata al San Camillo. La donna è stata sottoposta ad un'operazione chirurgica, le sue condizioni al momento sono stazionarie. La figlia si trova invece ricoverata all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, è uscita dalla terapia intensiva e fortunatamente non rischia di morire. Angeloni nel tardo pomeriggio di giovedì è rientrato in sala operatoria, perché perdeva ancora sangue ed è stato sottoposto a un intervento.