La vicequestore No Green Pass: “Per alcuni colleghi sono un mostro per altri un’eroina”
La vice questore Nunzia Alessandra Schilirò non ha nessuna intenzione di essere ricondotta all'obbedienza dopo il polverone alzatosi dalla sua partecipazione alla manifestazione dei No Green Pass lo scorso sabato a piazza San Giovanni. Dal palco di Roma aveva invitato alla "disobbedienza civile" contro il provvedimento. In un'intervista al quotidiano la Repubblica ha ribadito che, nonostante il procedimento disciplinare a suo carico annunciato dalla stessa ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, non è pentita e di essere nel giusto: "Su quel palco ero una libera cittadina. Non indossavo la divisa, stavo esercitando il mio diritto di espressione". E sulle reazioni ricevute sul posto di lavoro, spiega come "alcuni colleghi non mi salutano più, mi vedono come un mostro. Per altri sono un'eroina", ma di non essere nell'una nell'altra cosa.
"Il Green Pass viola la Costituzione"
Giustifica così la sua scelta, con lo stare denunciando una legge ingiusta ma soprattutto illegittima, difendendo i diritti dei cittadini costituzionalmente garantiti. "Il Green pass viola gli articoli della prima parte della Costituzione – spiega -. E se una legge è illegittima, ho il dovere di dirlo proprio perché sono una rappresentante dello Stato. Sono una poliziotta. Non ho commesso alcun reato". Ma Lamorgese ha annunciato provvedimenti: "Sto seguendo la vicenda personalmente con il capo della polizia Lamberto Giannini affinché vengano accertate, con assoluta celerità, le responsabilità sotto ogni profilo giuridicamente rilevante a carico dell'interessata".
La vice questore Alessandra Schilirò pronta a togliere la divisa
Ieri la poliziotta si è difesa anche con un post sulla sua pagina Facebook, non escludendo di dismettere la divisa per fedeltà alle sue idee: "Se l'amministrazione non gradisce la mia fedeltà alla Costituzione e al popolo italiano, mi dispiace, andrò avanti lo stesso. Ho scelto il mio mestiere, perché credevo che non ci fosse niente di più nobile del garantire la sicurezza di ogni cittadino, in modo che chiunque fosse libero di esprimere il proprio vero sé. Se questo mi viene negato, il mio mestiere non ha più senso. Andrò avanti sempre, con o senza divisa, per amore del mio Paese". La dirigente di polizia, 43 anni, una carriera fino ad oggi brillante, potrebbe così scegliere di togliere la divisa prima di esservi magari costretta o di ricevere un provvedimento disciplinare.