La vera storia del corso per bambini trans a Roma Tre che tanto spaventa Fratelli d’Italia e i Pro Vita
È bastata una locandina che parlava di "bambin3 trans" all'università di Roma Tre per scatenare l'ira dei Pro Vita. Che la crociata contro il gender si sia spostata dalle scuole alle aule accademiche? È quello che emerge dopo la denuncia di Antonio Baldelli, deputato di Fratelli d'Italia. Dopo aver appreso di un "laboratorio per bambin3 trans e gender creative di età fra i 5 e i 14 anni" ospitato nel dipartimento di Scienze della Formazione, ha detto che sta svolgendo "tutti gli approfondimenti del caso". Una locandina verde con qualche illustrazione di bimbi e bimbe il deputato è insorto. La stessa cosa hanno fatto, ancor prima, dall'associazione Pro Vita e Famiglia.
Ma quello contro cui si schiera Baldelli è davvero un "grave caso di indottrinamento della teoria gender ai danni dei nostri giovani e giovanissimi", come da lui giudicato?
L'appuntamento, fissato per il prossimo 28 settembre, coinvolge bambini e bambine con identità di genere non normativa clinicamente riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: lo scopo dell'evento, come spiegano dall'Università, è legato alla ricerca scientifica. "In Italia, la diversità di genere nell'infanzia e nell’adolescenza è un fenomeno ancora poco studiato – spiegano dall'ateneo – Durante questo incontro l'obiettivo è quello di indagare i significati e le sensazioni che vivono dopo la rottura con la norma sociale in termini di genere e i fattori sociali, le loro valutazioni sul fenomeno e il loro vissuto in famiglia e a scuola".
Per farlo ricercatrici e ricercatori della comunità accademica, alla presenza di un'insegnante montessoriana, utilizzeranno strumenti ludico-ricreativi per raccogliere le storie e i racconti dei piccoli e delle piccole partecipanti. Un'occasione preziosa se non unica per l'ateneo di raccogliere la testimonianza diretta delle giovani persone presenti, con la possibilità di colmare le lacune nella comprensione e nel sostegno e creare ambienti sempre più inclusivi: la maggior parte delle volte, infatti, gli studi che si occupano di questo tema si sviluppano soltanto con interviste o sondaggi a quelle adulte che si relazionano con loro, come genitori o professionisti e professioniste della salute.
Le bambine e i bambini che parteciperanno all'iniziativa, un progetto pioniere in Italia nel suo ambito che si svolge in collaborazione con altre sedi universitarie e che non ha ricevuto finanziamenti, sono tutelati e rispettati nei criteri di correttezza scientifica, come approvato anche dalla Commissione Etica di Ateneo.
"Ma come fa un bambino di 5 anni a essere un trans? Al netto di questioni biologiche, pensare che un bambino di 5 anni possa avere coscienza di un differente orientamento sessuale rispetto a quello della nascita significa volergli imporre una visione", ha continuano a chiedersi Baldelli. La risposta, sebbene esistano già esempi che raccontano vicende di questo genere, si auspica possa arrivare proprio da questa iniziativa promossa, e non bloccata come invece vorrebbero alcuni, dai vertici dell'università.
"L’Università è da sempre il luogo della ricerca libera e indipendente, senza pregiudizi e senza ideologismi – ha dichiarato il Rettore, Massimiliano Fiorucci a qualche ora dalla polemica – I territori poco noti possono spaventare anche se la reazione che si è scatenata sembra quella di una caccia alle streghe".