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La storia di Veronica, mutilata perché nata né uomo né donna: “Ora aiuto i genitori dei bimbi intersex”

Fanpage.it nella giornata del Pride 2024 racconta la storia di Veronica Manca, attivista romana. Nata con organi genitali non conformi e mutilata a pochi giorni di vita, oggi fa informazione e aiuta i genitori dei bambini intersex.
A cura di Alessia Rabbai
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Veronica Manca, cinquantaduenne romana, è un'attivista Intersex. Oggi parteciperà al Pride 2024, il corteo che sfilerà per le strade della Capitale, per i diritti delle persone Lgbtqia+. A Fanpage.it ha raccontato la sua storia, quella di una donna forte e tenace, che ha affrontato una vita tortuosa sempre a testa alta, per far conoscere la realtà dell'intersessualità, soprattutto ai futuri genitori di bambini come lei, nati con organi genitali non conformi, di informarsi bene prima di dare il consenso per interventi chirurgici e, in caso di necessità, di rivolgersi ad associazioni, che possano fornire loro assistenza legale.

Nata al di fuori di definizioni tipiche di maschio o femmina, è stata mutilata per riassegnazione del genere e ha subito il primo intervento chirurgico a quindici giorni, con danni fisici e psicologici irreversibili, che hanno fortemente impattato sulla sua vita, ma non ha mai smesso di lottare. Oggi Veronica ha la sua famiglia, è unita civilmente con un'altra donna, è madre di tre figli e fa divulgazione sull'argomento, con la speranza che anche l'Italia si adegui presto alla normativa europea, che vieta le mutilazioni genitali su minori nati con organi genitali non conformi per normalizzarli "considerando che gli interventi chirurgici e i trattamenti medici vengono eseguiti sui bambini intersessuali senza il loro previo consenso personale, completo e informato; che le mutilazioni genitali intersessuali possono avere conseguenze per tutta la vita, come traumi psicologici e menomazioni fisiche".

Quando e come hai scoperto di essere una persona intersex?

All'età di dieci anni a calcio. Spogliandomi insieme agli altri bambini, mi sono resa conto di non avere le parti intime come loro. Ricordo che il mister mi disse che avrei dovuto fare la doccia con i compagni di squadra, ho preso la borsa e me ne sono andata. Da qual momento ho capito di essere diversa e ho detto ai miei genitori che non avrei più fatto sport. E ho preso consapevolezza del fatto che in realtà da sempre, nonostante il sesso maschile che mi era stato riassegnato alla nascita ma ancora non lo sapevo, mi sentivo femmina. Mi sono chiusa in me stessa, con i miei genitori purtroppo non ho avuto negli anni un buon rapporto e ho preso presto le distanze da loro. Nel mio caso, i miei genitori non mi avevano detto niente, ho avuto la conferma attraverso analisi e accertamenti medici di quello che all'inizio per me era solo un sospetto, ossia che di essere nata intersex ed essere poi stata "normalizzata".

Come ha impattato sulla tua vita?

Ho subito discriminazioni fin da adolescente, che sono proseguite anche in ambito lavorativo, fino a quando non sono riuscita a rettificare i miei documenti nel 2016, dal maschile al femminile. Solo nel 2023 ho saputo di essere stata sottoposta al primo intervento chirurgico a quindici giorni dalla nascita. Non ho cartelle cliniche e non so che tipo di interventi nello specifico abbiano fatto sul mio corpo. Per parte di essi ne sono venuta a conoscenza da visite mediche successive e, in particolare, in vista di un consulto per una vaginoplastica. È stato in quel frangente che il chirurgo mi ha sconsigliato l'intervento che io desideravo per migliorare almeno in parte il rapporto col mio corpo e con la mia sessualità, perché molto pericoloso per la mia salute.

Quali sono le principali criticità ti sei trovata ad affrontare?

Sono stata vittima di bullismo durante le scuole superiori, perché in pubertà mi è cresciuto il seno e avevo una voce e un corpo femminile. Alcuni compagni di classe mi hanno picchiata, ricordo un episodio in cui per scappare da loro sono finita sotto un'auto, rompendomi tibia e perone. Non volevo più camminare, né andare a scuola, ho affrontato un periodo molto buio e mi hanno portata da uno psichiatra. Assumo farmaci da quando ero piccola, oggi da adulta ho problemi medici, tra i quali un'osteoporosi avanzata e mi hanno diagnosticato il disturbo bipolare di tipo 2.

Dalla tua esperienza personale, che consiglio daresti ai futuri genitori di bambini intersex?

La maggior parte dei genitori non sanno dell'esistenza dell'intersessualità, gli direi di informarsi, mi piacerebbe che anche in Italia come ad esempio in Spagna ci fossero dei sostegni psicologici per le famiglie che si trovano ad affrontare questa realtà. È importante soprattutto per far conoscere ai futuri genitori di neonati intersex che un'alternativa all'operazione chirurgica di riassegnazione del genere esiste, ossia lasciarli crescere esattamente come sono. Qualora infatti l'operazione non fosse strettamente legata ad imminenti problemi di salute, possono rifiutarsi di firmare il consenso e, nel caso in cui il medico dovesse rivolgersi al Tribunale dei Minori, che ci sono delle associazioni come Intersexioni, alle quali si possono rivolgere per ricevere assistenza legale. Come attivista faccio informazione attraverso la mia personale esperienza di vita tramite i social network. Lotto con la mia testimonianza, affinché anche attraverso la mia voce anche l'Italia si adegui alla norma europea che vieta interventi chirurgici di riassegnazione del genere su bambini e neonati, quando non strettamente necessario alla loro salute.

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