La storia di Serpico, poliziotto di quartiere assassinato nella Roma degli anni ’70
Francesco Evangelista è stato uno dei poliziotti più famosi a Roma negli anni '70. Nato nel 1943 in Campania, in provincia di Caserta, è entrato nel corpo di polizia nel 1962: grande esperto di arti marziali, era famoso tra le forze dell'ordine per i numerosi arresti effettuati a mani nude. Una volta riuscì addirittura a sventare una rapina mentre indossava un busto a causa di alcune fratture alla schiena che si era fatto durante una colluttazione con dei ladri di appartamento, nel quartiere di Nuovo Salario, alla periferia della capitale. Noto come Serpico – soprannome preso dal famoso film con Al Pacino del 1973 – Francesco Evangelista è morto il 28 maggio 1980 per mano dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) davanti al liceo Giulio Cesare. Colpito con diversi colpi di arma di fuoco, è deceduto sul colpo.
L'agguato dei Nar davanti al liceo Giulio Cesare
Serpico era stato contattato la sera prima dai suoi superiori e gli era stato comunicato che la mattina dopo avrebbe prestato servizio davanti al liceo Giulio Cesare, in un'auto di pattuglia con altri agenti. Ma non con le insegne della polizia. Si trattava di una Fiat 127 blu, all'interno della quale Francesco Evangelista si trovava insieme all'agente Giovanni D'Orefice. Serpico aveva 37 anni, il collega 30. Entrambi erano in borghese, mentre davanti al liceo Giulio Cesare si trovava un altro poliziotto in divisa, l'appuntato Antonio Manfreda, di 45 anni. Davanti a loro, gli studenti della scuola e alcuni ragazzi che però non frequentano l'istituto. Si tratta dei 21enni Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, dei 17enni Luigi Ciavardini e Giorgio Vale, e il 28enne Gilberto Cavallini, in macchina con altri due ragazzi. Fioravanti, Mambro, Ciavardini e Vale erano in sella ai loro motorini, confondendosi tra la folla. Non erano studenti, ma facevano parte dei Nar.
La morte di Serpico, dilaniato da sette colpi di pistola
Era costume dei Nar assaltare e prendere le armi degli agenti che presidiavano i territori. Cavallini, che era alla guida della macchina, non si era reso conto che c'era una macchina di agenti in borghese, e ha deciso quindi di allontanarsi. Ma il gruppo restante, invece, si era accorto dei poliziotti e ha scelto di agire lo stesso: è Vale ad avvicinarsi al poliziotto in divisa che stazionava davanti al Giulio Cesare, mentre Fioravanti, Mambro e Ciavardini si sono diretti verso la pattuglia in borghese. C'è però un intoppo: Manfreda si era reso conto che quello che gli andava incontro non era uno studente, e ha tirato fuori l'arma. Vale è stato più veloce e lo ha colpito alla testa. Sentendo gli spari, gli altri tre Nar hanno fatto fuoco a loro volta verso la macchina dove si trovava Francesco Evangelista insieme a D'Orefice. Quest'ultimo si salverà mentre ‘Serpico' morirà dilaniato da sette colpi di pistola.