La denuncia di Ornella arpista nella banda della Polizia di Stato da 14 anni pagata in nero
Fanpage.it racconta la storia di Ornella Bartolozzi, arpista per la banda della Polizia di Stato, per quattordici anni e pagata sempre in nero. Dal 2013 al 2017 ha suonato per il corpo, mettendo a disposizione la sua professionalità in oltre 150 concerti. Ma ora ha deciso di sporgere denuncia e chiedere un risarcimento al Ministero dell'Interno. "Venivo pagata in nero direttamente dal maestro – spiega Ornella – venivo informata dell'evento, delle modalità di viaggio e di soggiorno tramite le ordinanze esattamente come gli altri membri dell'orchestra, con la differenza che loro ogni volta prima di partire ricevevano la diaria dall'ufficio predisposto, mentre io dal maestro appunto, ad ogni concerto". La speranza di Ornella che l'ha convinta ad attendere tutti questi anni senza alcuna tutela lavorativa è quella che prima o poi sarebbe arrivato un contratto e la possibilità per lei di accedere al concorso come gli altri colleghi, ma ciò purtroppo non è accaduto.
L'avvocato di Ornella: "Abbiamo le foto dei concerti"
"La nostra assistita ci ha documentato la sua attività ininterrotta e continuativa con ordini di servizio all'interno dei quali il suo nominativo compariva insieme agli altri membri della banda della Polizia di Stato – ha spiegato l'avvocato Aurelio Salata – Ci ha prodotto delle fotografie che la ritraggono insieme agli altri componenti della banda". Di contro la Polizia di Stato si è difesa tramite l'Avvocatura di Stato: "Ha detto che non è vero, che Ornella è stata coinvolta esclusivamente per prestazioni occasionali e non in maniera continuativa, che svolgeva gratuitamente per arricchire il proprio curriculum vitae – continua il legale – Quindi quelli forniti erano dei rimborsi spese senza documentazione fiscale e che venivano elargiti dagli enti pubblici organizzatori del concerto". E conclude: "Tutto ciò ci sembra assurdo: è davvero strano che una persona lavori in nero per la Polizia di Stato e altrettanto strano che quest'ultima chiami a lavorare dei lavoratori occasionali senza una determina dirigenziale, senza fattura o ricevuta".
Di Simona Berterame e Alessia Rabbai