La storia di Cristina vittima di uno stalker: “Vivevo nel terrore, sapevo che sarebbe venuto da me”
"Una sera rientrando a casa ho iniziato a trovare le sue scritte sui muri del mio palazzo: scritte insanguinate, scritte che riportavano il mio nome, il suo e dei cuori". Comincia così il racconto che Cristina affida a Fanpage.it dell’incubo che l’ha inghiottita per due anni. La sua storia è stata negli ultimi giorni sulle pagine dei giornali dopo il disperato appello lanciato dalla donna, che ha scoperto che il suo stalker si trovava di nuovo in libertà: "Sono una morta che cammina. Lui ha promesso che mi decapiterà, che mi butterà addosso l’acido o mi darà fuoco e lo farà. Se nessuno interviene lo farà. Per favore aiutatemi prima della mia tragedia".
Scritte con il sangue, telefonate e agguati sotto casa
La storia della persecuzione di Cristina comincia due anni fa: un suo ex dipendente si invaghisce di lei. Non solo non concepisce il rifiuto: scritte e dediche fatte con il proprio sangue sui muri del palazzo dove la donna abita, bigliettini lasciati sul portone di casa, comincia così l’ossessione dell’uomo. Ben presto si passa alle telefonate: "Le telefonate sono state tantissime: due, tremila, quattromila. È stata un’escalation di telefonate, mi chiamava trecento volte al giorno. Mi diceva: ‘Ti uccido, ti ammazzo, ti taglio le mani, ti brucio’. È stato un continuo".
Bloccato il numero per l’ennesima volta, però, lo stalker si è presentato sotto casa: ha distrutto la macchina, ha molestato la donna e tentato di aggredirla sessualmente. “Da quel momento sono caduta nel terrore e non sono più riuscita a uscire di casa in maniera serena”, ricorda Cristina, ancora profondamente scossa dagli avvenimenti.
La ripresa delle persecuzioni
L’incubo della donna non è finito però con la condanna dello stalker, incarcerato per un anno e sei mesi. Scontata la pena, infatti, l’uomo è stato trasferito in un centro di prima accoglienza a Potenza, ma non ha cessato di perseguitare Cristina: "In questi mesi ha continuato a chiamarmi, almeno mille volte, fino a quando una settimana fa è uscito da lì. Da quel momento si sono perse le sue tracce: non si sapeva dove fosse, ma si sapeva che sarebbe venuto da me perché nell’ultima telefonata me l’aveva chiaramente detto". E l’aguzzino era effettivamente arrivato a Roma: gli agenti lo hanno intercettato e arrestato due giorni fa, lunedì 17 luglio.
L’uomo, di origine indiana, è ora in attesa di essere rimpatriato. Ma l’esperienza insegna a Cristina che è ancora presto per tirare un sospiro di sollievo: "La mia assistita è stata oggetto di attacchi di una violenza inaudita e purtroppo inarrestabile – spiega l’avvocato della donna, Diego Perugini – Non è servita la misura cautelare, gli arresti domiciliari da cui è evaso, né il carcere o il Cpa. Quindi attendiamo a cantare vittoria e abbassare la guardia: quando questo ragazzo sarà rimandato a casa sua, dai suoi affetti principali e lascerà in pace Cristina, noi saremo più sereni".
Il messaggio di Cristina: "Non vergognatevi e denunciate"
"Ci tengo a dire alle altre donne che sono nella mia situazione di non vergognarsi", è il messaggio che Cristina ci tiene a diffondere. "Può sembrare contraddittorio perché io sono di spalle (la testimonianza video garantisce l’anonimato della donna, ndr) – continua – ma sono girata perché la mia storia non è ancora finita. Io il mio volto alla fine di questa storia lo mostrerò e ce lo metterò per dire a tutte quante: ‘Andate a denunciare e riprendete in mano la vostra vita'".
Articolo di Teresa Fallavollita, intervista di Simona Berterame