La storia della Stazione Termini di Roma che ha compiuto 70 anni
Oltre 220mila metri quadrati di superficie totale, quasi 500mila visitatori al giorno in epoca pre-Covid e circa 150 milioni di viaggiatori ogni anno con quasi mille treni al giorno in partenza e in arrivo. La stazione Termini di Roma è il più grande scalo ferroviario d'Italia e ieri ha festeggiato i suoi primi settant'anni di storia. Il conteggio parte dal 20 dicembre del 1950, quando fu inaugurato il ‘Dinosauro', la pensilina della stazione davanti a piazza dei Cinquecento. Quei lavori, ricorda Fs, erano il "simbolo della voglia di ripartenza, in un'Italia ancora alle prese con le conseguenze della guerra, il Dinosauro e la nuova stazione hanno cambiato il volto della vecchia Termini attiva fin dal 20 aprile 1873, e hanno rappresentato un esempio di modernità nel mondo". Per festeggiare il compleanno ci sarà una mostra con una serie di installazioni con video e immagini.
La storia della Stazione Termini di Roma, il più grande scalo ferroviario d'Italia
La prima stazione risale al 1867, quando fu inaugurata da Papa Pio IX. Nel 1925 fu chiesto all'architetto Angiolo Mazzoni di lavorare a un nuovo progetto per ampliare il vecchio edificio. Il Duce pretese che il progetto richiamasse lo stile classico, con archi, spazi altri e un enorme atrio concepito come "imponente porta del tempio". Il progetto fu approvato nel 1939 e prevedeva, per l'appunto, un enorme atrio, completamente vuoto, con imponente porticato da 12mila metri quadrati. La stazione Termini, come la conosciamo oggi, fu quindi inaugurata il 20 dicembre del 1950 dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi. In Italia fu al centro di diverse polemiche, ma molti critici in tutto il mondo la definirono in quegli anni "la più bella stazione d’Europa" e "la più bella stazione moderna ma più in generale uno dei più interessanti edifici moderni".