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La rettrice della Sapienza Polimeni: “Alle future matricole dico: studiate quello vi appassiona”

Abbiamo incontrato la rettrice dell’Università degli Studi La Sapienza Antonella Polimeni, un ateneo da oltre 107.000 iscritti con una tradizione secolare ma che punta sull’innovazione. Il suo consiglio: “Studiate ciò che vi piace”.
A cura di Beatrice Tominic
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Dopo aver attraversato un lungo corridoio con i ritratti di tutti i rettori dell'università dalla data di fondazione ad oggi, siamo arrivate nello studio della rettrice Antonella Polimeni, prima donna che siede ai vertici dell'Università degli Studi di Roma La Sapienza, uno degli atenei più antichi del mondo e una delle più grandi università italiane. Polimeni è al timone della prima università della capitale dal dicembre 2020, con lei abbiamo discusso del prossimo anno accademico, del futuro dell'istituzione accademica che guida e dello stato della formazione superiore nel nostro paese.

Per il terzo anno consecutivo l'Academic Ranking of World Universities ha premiato la Sapienza come primo ateneo italiano e primo nel mondo per gli studi classici…

L'ultima classifica internazionale ha confermato per il terzo anno consecutivo il posizionamento della Sapienza come migliore università del mondo in Lettere antiche, Scienze classiche e Storia antica: si tratta di una tradizione dell'Ateneo che ha visto grandi maestri e grandi allievi che a loro volta sono diventati dei grandi maestri.

Tradizione, studi classici… e l'innovazione?

Ci sono stati molti investimenti in questo settore, anche e soprattutto con un'attività di internazionalizzazione, cioè un'offerta maggiore anche di corsi di studio in lingua inglese. È evidente che studiare lettere classiche e scienze antiche a Roma in Sapienza è un laboratorio a cielo aperto. Voglio sottolineare, però, anche gli eccellenti posizionamenti in altre aree che non sono solo quelle del settore umanistico: oltre a storia dell'arte, voglio ricordare il posizionamento sulla fisica, sull'astronomia, sull'area statistica. La Sapienza è stata valutata come miglior ateneo italiano nel mondo e vede una rappresentazione di molti saperi. Il motto di Sapienza è il futuro è passato qui. In realtà il passato è fondamentale per il presente, ma soprattutto per darci l'orizzonte sul futuro.

Lei è una delle poche rettrici donne in Italia. Siamo in ritardo?

Roma è stata antesignana, in quanto a Rettrice, perché la prima in assoluto in Italia nel 1992 è stata la professoressa Bianca Tedeschini Lalli, rettrice di Roma Tre, recentemente scomparsa. Oggi tra gli atenei romani, io sono l'unica rettrice e su 88 rettori in Italia ci sono solo dieci rettrici: sono ancora poche. Certamente è un numero che auspico possa aumentare, anche perché saremo fuori da questa riserva indiana quando non farà più notizia l'elezione della Rettrice. Rispetto a qualche anno fa, però, è aumentato il numero delle candidate: sicuramente è un buon segno.

Prima di essere rettrice, lei è una professoressa e dottoressa. Arriva dal Dipartimento di Medicina. Veniamo dal triennio pesante della pandemia: come è cambiato l'approccio con l'università?

In piena epidemia di Covid ero la preside della facoltà di Medicina: ho vissuto questo tsunami in prima persona, c'è stato un impatto molto pesante su tutta la comunità e sulla comunità studentesca, in maniera particolare. Questo anno accademico è cominciato con tutte le attività in presenza, ma certamente ci restituisce una comunità di ragazzi e ragazze con delle fragilità che evidentemente si sono accentuate. Per questo La Sapienza ha lavorato sin dal periodo della pandemia per rafforzare in maniera importante e con risorse economiche proprie tutti i servizi gratuiti per i nostri studenti, ma anche per il nostro personale tecnico amministrativo, bibliotecario e il corpo docente. L'esperienza del covid, seppur devastante anche sul piano della fragilità psicologica, ci ha dato la possibilità di acquisire la modalità di didattica a distanza: alcune forme potranno essere integrate alla didattica tradizionale, ma non potranno mai sostituirla.

A questo proposito, se dovesse scegliere dei valori per identificare l'Università della Sapienza quali sarebbero?

La Sapienza è un grande Ateneo pubblico, generalista e inclusivo. La realizzazione del Centro antiviolenza d'Ateneo ha fatto parte di un progetto di regionale la cui Sapienza è stata, come dire, la promotrice delle idee di questa di questa attività importante a cui poi si è aggiunta l'istituzione della figura della consigliera di fiducia, che è un filtro per consentire a ragazzi e ragazze e al personale docente di segnalare i disagi, dalle molestie a comportamenti più gravi. Si tratta di una comunità che vuole essere una aperta e inclusiva, in cui la libertà di pensiero deve essere sempre rispettata, ma sempre nel rispetto delle regole.

A proposito di comunità, quando parliamo di Sapienza non possiamo non pensare alla città universitaria…

La città universitaria è chiaramente il cuore dell'ateneo. Una delle ultime azioni realizzate è quella di restituire lo spazio della piazza della Minerva a tutta la nostra comunità. Sapienza è parte di Roma, è un monumento meraviglioso che vogliamo valorizzare sempre di più. In vista del compleanno dell'ateneo, fondato con la bolla di Bonifacio VIII nel 1303, il 20 aprile prossimo celebreremo la fine del restauro di una statua realizzata in memoria degli studenti caduti nella prima guerra mondiale: si tratta di un'attività che vuole sottolineare il valore storico architettonico della città universitaria. In quell'occasione verranno consegnati dei premi ai vincitori dei progetti europei ai ricercatori e agli studenti atleti. L'ateneo, però, è molto presente anche nel territorio romano e in altre province, con la sede di Latina, presente da una decina d'anni e un'altra a Rieti, inaugurato pochi giorni fa.

Dopo l'estate inizierà un nuovo anno accademico, ma sono previste già adesso delle novità nell'offerta formativa?

Negli ultimi anni abbiamo lavorato sulla contaminazione di aree disciplinari per offrire corsi che potessero mettere insieme la nostra tradizione umanistica con le scienze dure. Lo scorso anno è stato attivato un corso in filosofia e intelligenza artificiale, ad esempio. Proprio nel polo di Rieti abbiamo inaugurato altri corsi di studio delle professioni sanitarie e in ingegneristica, mentre nelle altre sedi sono stati implementati altri corsi in lingua inglese in area biofarmaceutica, scienze computazionali e data science. In ambito economico partirà presto un corso di economia circolare in collaborazione con Università della Tuscia.

Cosa vorrebbe dire agli studenti e alle studentesse che stanno scegliendo come continuare il proprio percorso di studi?

L'istruzione universitaria è importante, studiare è il modo migliore per diventare cittadine e cittadini più consapevoli: la laurea consente un'occupabilità con un salario migliore. Mi viene da dire anche che studiare allunga la vita, ma soprattutto voglio dire ai ragazzi e alle ragazze che devono scegliere l'area del sapere per il quale hanno passione. Perché la passione è quella che muove tutto e che può dare anche i migliori risultati.

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