La Regione Lazio investe 600mila euro per la salvaguardia dei dialetti
Destinati circa 600 mila euro per la salvaguardia dei dialetti nella regione Lazio nel triennio che va da quest'anno fino al 2026. Il Consiglio regionale ha approvato una legge per la "valorizzazione dei dialetti del Lazio". Il voto della Pisana ha espresso 36 favorevoli, ok pure dal Pd e solo un contrario.
La tutela e la salvaguardia dei dialetti laziali
L'obiettivo della norma è la stesura di una mappa e di un registro completo dei dialetti presenti in regione attraverso studi e ricerche. Si prevede anche l'organizzazione di un festival delle lingue popolari e la definizione di convenzioni con le scuole. Promossa dal consigliere Cosmo Mitrano di Forza Italia, la legge vuole istituzionalizzare quindi la salvaguardia dei dialetti laziali, portata avanti finora su base volontaria: "Un'opera di salvaguardia del patrimonio culturale costituito dai dialetti esistenti", ha affermato in aula Mitrano.
Il Capogruppo di Azione in Regione Lazio, Alessio D'Amato è l'unico "no" in aula al via libera per la tutela dei dialetti: "Il Consiglio regionale approva un'altra legge inutile. Invece di investire sulla scuola, sul diritto allo studio e sul superamento del divario digitale e linguistico si è ritenuto opportuno approvare una legge sui dialetti", ha dichiarato D'Amato in una nota stampa. Ad annunciare anche il voto favorevole dell'opposizione è stata la consigliera del Partito democratico Eleonora Mattia ricordando come sia la: "testimonianza di impegno del partito a essere collaborativo".
I dialetti presenti nel Lazio: dal romanesco al pontino
Nella regione Lazio sono presenti tre gruppi dialettali: italiani mediani, italiani meridionali e veneti.
- Italiani mediani: romanesco, dialetto sabino, dialetto laziale centro – settentrionale, Tuscia viterbese
- Italiani meridionali: laziale meridionale: province di Frosinone e Latina che appartenevano nell'Antico Regno di Napoli
- Veneti: come il veneto pontino diffuso dopo la bonifica delle paludi dell'agro pontino ad opera di coloni veneti. Oggi sta diminuendo a favore del romanesco.
Il dialetto più parlato a Roma, il romanesco
Il romanesco riporta le conseguenze dell'influsso del dialetto toscano. Il motivo è storico. Nel 1527 dopo il sacco di Roma commesso dai Lanzichenecchi la città venne ripopolata da persone del Granducato di Toscana. Se prima il dialetto era simile a quello delle parlate dei Castelli Romani, poi si trasformò nell'attuale romanesco. Con il passare degli anni il romanesco si è avvicinato molto all'italiano standard.