La Regione Lazio è pronta a sospendere i medici che non faranno la terza dose di vaccino
I medici che non si faranno la terza dose di vaccino anti Covid saranno sospesi dal servizio. Lo ha confermato al Messaggero l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato: "Siamo pronti a sospendere tutti coloro che rifiuteranno il richiamo. Applicheremo le stesse norme già attuate nel primo ciclo, durante la prima e seconda somministrazione. I sanitari hanno il dovere morale di vaccinarsi". Per il momento, tuttavia, non c'è alcun obbligo per i sanitari sulla terza dose, ma è possibile che il governo lo introduca a breve. L'obbligo c'era, però, per prima e seconda dose e, stando a quanto si apprende, sono 1.656 i medici sospesi in tutta Italia perché non vaccinati. Di questi, 522 hanno provveduto successivamente all'immunizzazione. “La notifica della sospensione comunicata dalla Asl al sanitario e all’Ordine, per la sospensione dall’Albo, si è dimostrata un pungolo efficace per indurre alla vaccinazione i colleghi che, per un motivo o per l’altro, non avevano ancora adempiuto all’obbligo", ha dichiarato il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli. Per quanto riguarda gli infermieri, sono circa 3.800 gli infermieri sospesi perché non in regola con la vaccinazione.
Nel Lazio somministrate 300mila terze dosi
Nel Lazio sono state somministrate ad oggi oltre 300mila terze dosi. Inoltre già un terzo della popolazione over 80 ha ricevuto il richiamo, Per il momento possono prenotare la dose ‘booster' soltanto gli over 60, il personale sanitario e i pazienti ‘fragili'. Ieri l'assessore D'Amato ha dichiarato che "in totale 8 su 12 decessi nelle ultime 24 ore sono di persone non vaccinate e 4 non avevano completato il percorso vaccinale. Rinnovo l'appello a non abbassare la guardia e ad eseguire la vaccinazione covid, compresa la terza dose per la popolazione over 60 anni che può essere fatta nella stessa seduta vaccinale del vaccino antinfluenzale. E' molto importante". Secondo il direttore sanitario dell'istituto Spallanzani, Francesco Vaia, l'obbligo vaccinale andrebbe ampliato "a tutte le categorie di lavoratori che hanno rapporti con il pubblico, quindi non solo medici, ma anche professori, lavoratori nel campo della ristorazione, gli autisti di autobus, i giornalisti…".