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La polemica di Salvini e Rampelli sulla fine del Ramadan a Roma e le donne “chiuse nel recinto”

Matteo Salvini e Fabio Rampelli hanno sollevato una polemica contro la preghiera in Piazza dei Mirti a Roma, per la fine del mese sacro di Ramadan: “Gli uomini pregano e le donne islamiche sono chiuse dentro ad un recinto”.
A cura di Alessia Rabbai
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"Gli uomini pregano e le donne islamiche sono chiuse dentro ad un recinto" è la polemica del vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini e del vicepresidente della Camera e deputato di Fratelli d'Italia Fabio Rampelli. Il commento è arrivato in occasione del'Eid Al-Fitr, la festa di fine Ramadan del 10 aprile, quando circa 3 milioni di musulmani in Italia si sono radunati e hanno pregato insieme in strade e piazze di molte città. Nelle moschee durante la preghiera, per completezza nei confronti del lettore, uomini e donne solitamente pregano in spazi separati, ma esistono anche moschee nel mondo, e in Italia, come nel caso di Firenze, in cui pregano insieme.

Siamo a Centocelle. "Ci risiamo. Ecco le immagini della giornata conclusiva del Ramadan, la festa che interrompe il digiuno per i fedeli dell’Islam a Roma – scrive Rampelli in una nota – Gli uomini si inginocchiano e pregano, è giusto, ognuno dei circa due milioni di musulmani residenti in Italia ha il pieno diritto di farlo, anche pubblicamente. Le donne invece sono rinchiuse in un recinto e discriminate, non possono pregare, ma neppure guardare gli uomini chini verso la Mecca. Infatti una rete da pollaio con telo oscurante impedisce loro di guardare nel settore dei fedeli in preghiera perché sono ‘esseri inferiori’ e non devono avere accesso né diretto né indiretto alla fede. Si potrebbe obiettare che esiste una libertà individuale, domestica o al limite religiosa che consente a ciascun cittadino di fare ciò che vuole se non infrange l’altrui libertà.

Nella sua casa, nella sede di un’associazione o nella grande Moschea di Monte Antenne. Già, ma qui si sta a Piazza dei Mirti, sul suolo della Repubblica italiana dove a nessuno dovrebbe essere consentito di violare le sue leggi e i suoi precetti costituzionali, rischiando di indurre altri cittadini a comportarsi in modo analogo. È giusto far esibire pubblicamente a un gruppo di professanti la reclusione illegale e incostituzionale della donna in quanto tale e la menomazione dei suoi diritti primari? La risposta è certamente chiara: non è giusto. Ed è legale? Qui inizia invece il mistero…Nel frattempo non si trova una sola donna di sinistra, non dico una femminista, che s’indigni e protesti. Diritti al rovescio. In ogni caso su questa materia occorre giocare meno e dare risposte che tengano insieme il rispetto della nostra civiltà e del suo ordinamento con il diritto dei fedeli musulmani a seguire la loro fede".

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