La Pasqua di Yuri, professore ucraino nell’esercito: “Festeggiamo ma pronti a combattere”
Yuri è un professore di storia ucraina e archeologia e fino a due mesi fa lavorava come interprete nella sua terra. Dal 24 febbraio la sua vita di prima non esiste più e oggi combatte contro l'esercito russo. Lo conosciamo attraverso lo schermo del telefono di Lyubomyr, il fratello che vive a Cerveteri insieme alla sua famiglia. Siamo nel piazzale della Basilica di Santa Sofia a Roma, una struttura nella periferia nord ovest della Capitale diventata punto di riferimento per i profughi. Qui, mentre si celebra la Pasqua di rito bizantino (una settimana dopo la Pasqua del calendario gregoriano), Lyubomyr riesce a contattare il fratello che si trova insieme agli artificieri nei pressi di Kiev alla ricerca di mine inesplose.
La Pasqua al fronte
Yuri ammette che non prendeva in mano un fucile da tanti anni ma quando è scoppiata la guerra "non aveva altra scelta che arruolarsi e andare a combattere". Ma nonostante tutto cercano di trascorrere una giornata normale almeno il giorno di Pasqua. "Ora stiamo preparando la carne per il pranzo pasquale – esclama con un sorriso – stamattina è passato da noi un prete e abbiamo celebrato la messa come tutti i cristiani". L'attenzione resta comunque rivolta al conflitto: "Oggi vogliamo festeggiare e sentire i nostri cari vicini ma se dovesse arrivare una chiamata siamo pronti a combattere". Lyubomyr nel frattempo mostra la foto di un ragazzo intento a preparare la tavola per il pranzo. Sembrerebbe una foto di festa come tante se non fosse che il giovane indossa la divisa militare e alle sue spalle c'è una trincea. "Lui viveva e lavorava a Roma da 15 anni – ci spiega Lyubomyr – ma quando è scoppiata la guerra è tornato subito in Ucraina per arruolarsi".
Alla fine Yuri ci lascia con queste parole: "Saluti al mondo libero, grazie di tutti gli aiuti e gli sforzi che state facendo, con il vostro coraggio e il vostro aiuto la democrazia e la libertà vincerà. Viva l'Ucraina libera".