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La partita dei rifiuti: l’inceneritore è una scelta, non l’unica soluzione possibile

Il termovalorizzatore è presentato dal Campidoglio e dal sindaco Roberto Gualtieri come l’unica possibilità per uscire dalla crisi romana dei rifiuti, ma un rapporto di Cgil e Legambiente contesta con numeri e proposte questa visione.
A cura di Valerio Renzi
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Il sindaco Roberto Gualtieri non è riuscito a convincere proprio tutti della bontà di risolvere il problema dei rifiuti a Roma costruendo un inceneritore. In particolare non ha convinto il sindacato e le associazioni ambientaliste. Ieri la Cgil Roma e Lazio e Legambiente hanno presentato un dossier intitolato "Roma Capitale Circolare", con una serie di proposte per chiudere il ciclo dei rifiuti. "Numeri e alternative concrete", con i quali chiedono di riaprire il dibattito con il Campidoglio. Ma per ora Roberto Gualtieri non ne vuole sapere: l'inceneritore sarà pronto per il Giubileo, ha ribadito ieri.

In sala ad ascoltare le proposte di Legambiente e Cgil anche l'assessora alla Transizione Ecologica del Movimento 5 Stelle Roberta Lombardi, i consiglieri comunali di maggioranza Marta Bonafoni e Marco Cacciatore di (Europa Verde), il consigliere della sinistra in Campidoglio Sandro Luparelli. Sintomo che le crepe nel campo largo sul tema sono diverse e il Partito Democratico fatica a riportare all'ordine non solo i corpi sociali di "prossimità", che esprimono idee completamente diverse sul tema, ma anche gli alleati.

Le proposte messe nero su bianco nel documento partono dagli obiettivi dichiarati nel programma di Gualtieri e da quelli fissati dagli standard europei, facendo i conti con la situazione attuale: le difficoltà nella raccolta, la differenziata che non cresce, un'azienda senza piano industriale e con risorse insufficienti. Non a caso la premessa della proposta per una diversa gestione dei rifiuti è superare Ama per costruire una multiutility dell'Economia Circolare, in grado di garantire allo stesso tempo controllo pubblico sul ciclo dei rifiuti ed efficienza.

Ma cosa bisogna fare per muovere i primi passi verso un ciclo dei rifiuti che risponda ai criteri dell'economia circolare? Presto detto: raccolta dei RAEE, ovvero degli apparecchi elettronici, dei rifiuti tessili, dei prodotti assorbenti per la persona (Pap), il recupero di terre di spazzamento e un corretto smaltimento dei rifiuti edili, lo smaltimento chimico delle cosiddette plastiche miste per farvi materiali di nuovo utilizzabili. Operazioni che secondo i conti fatti nel rapporto permetterebbero di eliminare il 51% dei rifiuti indifferenziati, rendendo inutile il termovalorizzatore.

Certo servono investimenti, un management adeguato e assunzioni ma si può fare, serve la volontà e la direzione politica che tenga conto della partecipazione di tutti gli attori in campo. "Non ci vogliamo più sentire dire ‘chi è contro il termovalorizzatore è contro Roma' non è una logica francamente accettabile, noi pretendiamo di discutere con l'amministrazione nel merito delle questioni, dei numeri, delle proposte", scandisce Michele Azzola, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio. Parole che testimoniano come la spaccatura tra PD e sindacato sia profonda su questo tema.

Perché non concentrarsi nei prossimi quattro anni nella costruzione degli impianti e dell'infrastruttura indicata nel rapporto, piuttosto che aspettare quattro anni per avere un impianto già vecchio e costoso? È la domanda che risuona nella Sala Fredda di via Buonarroti e a cui chi si oppone al piano di Gualtieri non trova risposta: "Si tratta di una tecnologia clima alterante non finanziata dall'UE, vecchia e che dal 2026 sarà tassata per colpa delle emissioni di CO2, che distrugge materiale che si potrebbe recuperare come mostriamo, ma soprattutto costa 1 miliardo di investimento che per vent'anni almeno condizionerà il modello di raccolta e smaltimento dei rifiuti".

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