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La ‘ndrangheta a Ponte Milvio: sequestrata l’Antica trattoria Pallotta

Il sequestro è avvenuto nell’ambito della maxi operazione Eureka che oggi ha portato all’arresto di 108 persone in Italia e all’estero. Lo storico locale fruttava una fortuna ai suoi soci occulti tra proventi in nero e autoriclaggio. La stessa società controllava altri cinque locali in Portogallo.
A cura di Redazione Roma
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Questa mattina una vasta inchiesta contro la ‘ndrangheta ha portato all'arresto di 108 persone, in Italia e all'estero. E proprio nell'ambito dell'operazione "Eureka" è stato sequestrato il famoso ristorante di Ponte Milvio "Antica Trattoria da Pallotta". Il locale faceva capo secondo gli inquirenti a Domenico Giorgi, 62enne originario di San Luca, in quanto socio occulto della società Caffè In srl che controllava non solo il ristorante di Roma Nord, ma anche altri cinque ristoranti italiani in Portogallo (Lisbona, Praga e Porto). I proventi di tutti i locali venivano poi redistribuiti tra i soci palesi e i veri padroni delle attività.

I ristoranti erano lavatrici per operazioni di autoriciclaggio e per la ripartizione dei proventi in nero, soldi contanti che entravano nelle immediate disponibilità del gruppo criminale. L'inchiesta, come si legge negli atti, avrebbe portato ad "accertare l'operatività in Italia e Portogallo di un'associazione a delinquere, con base decisionale in San Luca e Benestare, finalizzata alla commissione di una serie di intestazioni fittizie di società operanti prevalentemente nel campo della ristorazione, di reati in materia tributaria e di operazioni di autoriciclaggio, reiterando le dinamiche criminali del cosiddetto Gruppo di Erfurt, costituitosi negli anni '90, ad opera di un gruppo di soggetti calabresi, legati da vincoli di parentela alla famiglia Pelle Gambazza, trasferitisi in Germania".

Un aspetto sicuramente secondario della maxi inchiesta che ha messo nel mirino la famiglia Nirta – Strangio, che ha portato a individuare le reti dell'organizzazione in grado di movimentar enormi quantitativi di droga dal Sud America all'Europa, passando soprattutto per il porto di Gioia Tauro, ma che mostra ancora una volta, qualora ce ne fosse, bisogno il radicamento delle organizzazioni criminali mafiose nella capitale. Qui la ‘ndrangheta investa, ricicla soldi, inquina l'economia legale arrivando a controllare interi territori.

Le intercettazioni ambientali dell'appartamento in uso ai membri dell'organizzazione dà l'idea del volume di affari. Dice Francesco Giorgi al cognato Francesco Nicitra, lamentandosi delle perdite a causa delle chiusure imposte dalla pandemia: "Allora…due milioni e sessantasette nel 2018… uno e novantasei nel 2019…2020…uno e cinquantotto… un milione in meno". Negli il gruppo è accusato di aver "posto in essere una sistematica strategia fondata sull'evasione fiscale e sulla ripartizione occulta degli elementi attivi sottratti al fisco, atteso il significativo discostamento tra gli incassi effettivi e quelli formalmente dichiarati dalla società "Caffè In s.r.l."

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