La morte di Elena Aubry: chiesto il processo per omicidio stradale per 8 persone
Quel 6 maggio 2018, la ventiseienne Elena Aubry è morta a causa di una radice all'altezza del chilometro 25,5 di via Ostiense. Ha perso il controllo della sua motocicletta dopo aver impattato la protuberanza sul manto stradale. Dopo più di tre anni dalla sua tragica scomparsa, sono arrivate le richieste di rinvio a giudizio del Pubblico ministero Laura Condemi per sei funzionari comunali, oltreché per il rappresentante legale e un dipendente della ditta addetta alla manutenzione. Ad annunciarlo, è stato stamane il quotidiano Il Corriere della Sera.
Chiesto il rinvio a giudizio, l'accusa è di omicidio stradale
Un reato che prevede una pena massima di sette anni di reclusione. Gli otto imputati per la morte delle giovane Elena Aubry dovranno difendersi dall'accusa di omicidio stradale. Le indagini si erano chiuse nel giugno di quest'anno. La pm Laura Condemi ha chiesto il giudizio per tutti i funzionari del Campidoglio indagati. In cima alla lista ci sono gli ultimi due direttori del dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana, il cosiddetto Simu: sono Roberto Botta e Fabio Pacciani. Ma non sono gli unici dipendenti del Simu coinvolti. La richiesta di rinvio a giudizio è arrivata anche per Francesco Compagnoli, il responsabile della manutenzione ordinaria del lotto 6 della grande viabilità, e per Marco Domizi, responsabile della manutenzione stradale. Chiesto il processo anche per altri due funzionari del Municipio X: Paolo Fantini, direttore dell'ufficio manutenzione, e Nicola De Berardini, direttore tecnico. Nella lista degli imputati ci sono Fabrizio Pennacchi, il rappresentante legale dell'azienda incaricata della manutenzione di via Ostiense, e l'addetto alla sorveglianza Alessandro di Carlo. Sono tutti accusati di omicidio stradale. Per giungere a questo primo risultato, il pm si è dovuto muovere in un intreccio di norme e sovrapposizioni di competenze tra Comune e Municipio. L'elenco degli imputati è un passo importante verso la giustizia.
Per l'accusa, quella radice non doveva essere lì: un passo verso la giustizia
Una battaglia per la giustizia e la verità, intrapresa sia dalla madre di Elena che da altri motociclisti. Elena, quel giorno, è caduta dopo essere passata su una radice che non doveva essere lì. Per l'accusa, la sua morte poteva essere evitata: gli organi competenti avrebbero dovuto eseguire la manutenzione ordinaria di via Ostiense. Oppure segnalare il pericolo con un cartello. O, nella peggiore delle ipotesi, chiudere la strada. Ma niente di tutto ciò è stato fatto. Elena è caduta per una radice mai tagliata. Il tratto di via Ostiense dove la giovane ha perso la vita è stato rifatto soltanto l'anno scorso.