“La matriciana mia”: in un sonetto la ricetta di Aldo Fabrizi del primo piatto romano
Attore, regista e comico, della figura di Aldo Fabrizi è rimasta però anche la passione per la cucina. Una passione che ha lasciato traccia non solo nei tanti siparietti su pellicola e negli aneddoti e nelle interviste (celebre quella in cui presenta la sua cucina e dispensa da viaggio), ma anche nei sonetti romaneschi dedicati alle sue personalissime ricette della sua più grande ossessione culinaria: la pasta. Un amore quello tra Fabrizi e il primo italiano per eccellenza, che ha voluto anche riportato sull'epitaffio della sua tomba dove troviamo scritto: “Fu tolto al mondo troppo al dente”.
Una versione della amatriciana
E uno dei sonetti più famosi riguarda l'amatriciana, uno dei primi piatti romani più famosi in tutto il mondo. La poesia si intitola "La Matriciana mia", ed è una variazione decisamente lontana dal canone della tradizione che prevede solo guanciale, pecorino e passata di pomodoro. La ricetta di Aldo Fabrizi prevede invece il soffritto di aglio, cipolla e zenzero, poi guanciale e pancetta e addirittura il basilico. Un modo di preparare l'amatriciana che farebbe oggi inorridire i puristi ma, come dice il poeta, è una ricetta
"La Matriciana mia" di Aldo Fabrizi
Soffriggete in padella staggionata,
cipolla, ojo, zenzero infocato,
mezz'etto de guanciale affumicato
e mezzo de pancetta arotolata.
Ar punto che ‘sta robba è rosolata,
schizzatela d'aceto profumato
e a fiamma viva, quanno è svaporato,
mettete la conserva concentrata.
Appresso er dado che jè dà sapore,
li pommidori freschi San Marzano,
co' un ciuffo de basilico pe' odore.
E ammalappena er sugo fa l'occhietti,
assieme a pecorino e parmigiano,
conditece de prescia li spaghetti.