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La mafia vuole fare soldi con il Giubileo: la Dia mette in guardia Roma

Per la Direzione investigativa antimafia, la città di Roma e l’intera regione Lazio sono fortemente soggette al rischio di infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, viste le ingenti quantità di denaro previste dai fondi Pnrr e per i lavori dell’anno santo.
A cura di Simone Matteis
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A Roma e nell'intera regione Lazio il rischio di infiltrazioni criminali nella gestione dei fondi Pnrr e di quelli relativi ai lavori in vista del Giubileo 2025 è più di una semplice ipotesi. Secondo quanto si apprende dal secondo rapporto semestrale 2022 della Dia, Direzione investigativa antimafia, il Lazio è infatti la seconda regione italiana per numero di segnalazioni di operazioni sospette "in funzione del rischio di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo".

Il business criminale a Roma e nel Lazio

Nel Lazio sono 9.788 le segnalazioni complessive, 8.705 delle quali soltanto a Roma, a riprova del peso attrattivo della Capitale con le sue importanti opportunità di investimento per le diverse realtà criminali di stampo mafioso. Sì perché dalla mappatura restituita dal rapporto, spicca come lo scenario criminale del Lazio sia contraddistinto "da una pluralità di organizzazioni mafiose, aventi differenti matrici, nessuna delle quali esercita in maniera monopolistica il controllo del territorio poiché le proiezioni delle mafie tradizionali coesistono e interagiscono con locali gruppi criminali".

Una commistione di attori e interessi la cui risonanza viene amplificata dalla posizione geografica peculiare, con il fitto sistema di porti e aeroporti che "offre la possibilità alle organizzazioni criminali di sviluppare nel territorio laziale, e in particolare romano, tutti i passaggi fondamentali delle attività illecite intraprese".

A rischio miliardi di euro pubblici

Gli stanziamenti miliardari previsti per la realizzazione degli obiettivi del Pnrr, da ultimare entro il 2026, e le ingenti risorse messe sul tavolo in vista del Giubileo 2025 rappresentano delle opportunità senza precedenti per la criminalità organizzata. Come si legge nel rapporto Dia, "Le organizzazioni criminali di tipo mafioso, nel loro incessante processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti, hanno implementato le capacità relazionali sostituendo l'uso della violenza e delle intimidazioni, sempre più residuali, con strategie di silenziosa infiltrazione e con pratiche corruttive".

Questo cambio di passo, se così si può definire, consente alle mafie sempre più in odore di business di ripulire i soldi provenienti dalle tradizionali attività illecite reinvestendoli nella maniera più remunerativa possibile, riuscendo a cogliere persino "le opportunità offerte dai fondi pubblici nazionali e comunitari, come il Recovery Fund e  il Pnrr". Così facendo, le mafie finiscono per costituire "un ostacolo allo sviluppo di un determinato territorio ed al progresso civile della sua popolazione". Le organizzazioni criminali, oramai sempre più radicate in territori diversi da quelli d'origine, rappresentano "un costante ed elevato pericolo poiché insidiano nel profondo la dignità dei singoli e le condivise regole collettive, minando alla base la democrazia, il mercato e la pacifica convivenza civile", continuano dalla Dia.

Difendersi dalle infiltrazioni criminali

Per arginare i rischi di una penetrazione da parte della criminalità organizzata all'interno delle maglie della macchina pubblica, in modo da provare a mettere le mani sulla gestione degli appalti, risulta quanto mai "indispensabile una conoscenza approfondita e condivisa del fenomeno criminale che sostenga le attività di contrasto – si legge nel dossier -, valorizzando sinergie e best practices" tanto a livello nazionale quanto nell'ambito della sfera europea, attraverso un coordinamento giudiziario. La criminalità organizzata, tuttavia, negli anni ha implementato notevolmente la capacità di adattarsi ai vari cambiamenti della sfera pubblica, dimostrando "la capacità di saper cogliere rapidamente le trasformazioni tecnologiche e dei fenomeni economico-finanziari su scala globale, sfruttando ogni opportunità di profitto e realizzando una notevole espansione speculativa".

Roma e tutto il Lazio, pertanto, rappresentano un terreno fertile a causa "di un precario equilibrio geopolitico ed economico" che ha permesso ai clan e alle organizzazioni di strutturare "nuove modalità per il riciclaggio e il reinvestimento di capitali illeciti, esplorando anche le più remunerative modalità per accedere ai fondi del Pnrr elevando così il rischio di alterare sensibilmente il regolare andamento dei mercati": ecco perché il numero elevato di segnalazioni richiamato in precedenza non può non rappresentare un campanello d'allarme da non sottovalutare se si vuole preservare la legalità sui lavori previsti in tutto il territorio regionale nel prossimo futuro.

"Caput Mundi", tutti i lavori previsti a Roma

Tra questi, a costituire il boccone più ghiotto per gli interessi malavitosi è senza dubbio Caput Mundi, il piano di lavori da realizzare con i fondi Pnrr a Roma. Sei le aree di intervento, dal restauro del patrimonio archeologico fino alla riqualificazione delle periferie, passando per la digitalizzazione dei servizi culturali. Tanti progetti per altrettanti cantieri che interesseranno tutta l'area della Capitale, compresi quelli previsti per le celebrazioni del Giubileo 2025: oltre alle infiltrazioni criminali negli appalti, per i romani il rischio è anche quello di vedere la città immobilizzata dai lavori in corso durante l'anno santo.

Uno scenario sul quale però, già ad aprile, il presidente della commissione capitolina speciale sul Pnrr, Giovanni Caudo, aveva fatto chiarezza, fornendo delle rassicurazioni ai microfoni di Fanpage.it: "I progetti di Caput Mundi sono programmati secondo una convenzione che prevede che il 50 per cento dei cantieri sia chiuso entro il 2024, come stabilito in accordo con la sovrintendenza".

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