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La lingua dello spaccio a Torpignattara e al Pigneto: “Bruno” e “Cristiano” per comprare fumo e coca

Quindici persone, di nazionalità italiana, bengalese, romena e tunisine, sono stati arrestate (12 si trovano in carcere e 3 ai domiciliari) con le accuse, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana e produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope.
A cura di Enrico Tata
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"Bruno" per indicare l'hashish, "Cristiano" oppure "Lei" per la cocaina, "Mary", meno ingegnoso, per dire marijuana. Con "un biglietto intero" si faceva riferimento alle dosi da consegnare e l'espressione "chiavi della bicicletta" serviva per parlare dei depositi della droga. Questo il linguaggio in codice che utilizzavano i pusher del Pigneto e di via Rovetti, una traversa di via di Torpignattara, due delle piazze di spaccio più grandi di quel quadrante della città di Roma.

Quindici persone, di nazionalità italiana, bengalese, romena e tunisine, sono stati arrestate (12 si trovano in carcere e 3 ai domiciliari) con le accuse, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana e produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope.

L'indagine coordinata dalla Dda della procura di Roma e condotta dai carabinieri della compagnia di Roma centro ha fatto emergere l'esistenza di un'associazione criminale che gestiva stabilmente la fiorente piazza di spaccio del Pigneto e di Torpignattara. I membri avevano compiti ben precisi: c'erano vedette e controlli per difendere la zona, c'era un contabile, c'era chi confezionava le dosi e c'erano pusher a turno impegnati a vendere la merce. I carabinieri li hanno scoperti con pedinamenti, filmati con telecamere nascoste, intercettazioni telefoniche ed ambientali che hanno permesso di ricostruire l'articolazione della banda criminale.

Con frequenti telefonate si scambiavano informazioni sulla merce e utilizzavano un vero e proprio linguaggio in codice con i potenziali acquirenti. Con questi ultimi concordavano la compravendita e fissavano appuntamenti presso la piazza di spaccio o direttamente all'indirizzo scelto dal cliente. L'assortimento dei prodotti era vastissimo: Amnesia Wire e Black Dominal, le qualità di marijuana disponibili e Whatsapp, Ballon d'oro-Modric, Land Rover, o Violino per l'hashish. Al termine di ogni giornata, i vertici dell'associazione criminale controllavano e verificavano la contabilità annotando ingressi ed uscite. Il fornitore ufficiale della banda era un 29enne romano, che a sua volta si affidava a un grossista pakistano. Nel corso dell'operazione dei carabinieri sono stati sequestrati 12,5 chili di hashish, 6,3 chili di marijuana, 170 grammi di cocaina e oltre 2mila euro in contanti.

Gli arresti di oggi – spiegano i militari in una nota- "si inquadrano nell’ambito di un più ampio piano strategico messo in atto dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma per prevenire e reprimere reati di natura predatoria, in materia di stupefacenti e contrastare situazioni di degrado, abusivismo e illegalità nei quartieri Pigneto e Tor Pignattara e sono una rilevante risposta alle istanze di sicurezza da parte dei cittadini".

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