La lezione degli amici di Willy: la meglio gioventù che ha sempre chiesto giustizia, mai vendetta
Intorno a tutta la vicenda di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo ucciso di botte nell'estate del 2020 a Colleferro, c'è una vicenda che vale la pena di essere raccontata oltre la cronaca fuori e dentro le aule di giustizia. La comitiva di Willy da due anni segue passo passo l'iter giudiziario legato alla morte dell'amico, senza alzare mai i toni ma misurando sempre le parole. Mai una frase d'odio è uscita dalle loro bocche, non c'è nessuna sete di vendetta nei loro sguardi ma solo il desiderio di avere giustizia.
Ed erano tutti in aula anche ieri quando è stata emessa la sentenza di primo grado: ergastolo per i fratelli Bianchi,23 anni per Francesco Belleggia e 21 anni per Mario Pincarelli. "Ce l'abbiamo fatta fratello", ha scritto subito su una storia Instagram Caterina, postando una foto del gruppo di amici sorridente nel piazzale del tribunale. Lei si è presentata con una gamba ingessata, ma ha voluto essere presente durante la lettura della sentenza anche con le stampelle.
Samuele e Matteo erano con Willy quella maledetta sera e mesi fa hanno raccontato i dettagli di quel violento pestaggio, nell'aula di giustizia del Tribunale di Frosinone. Non si sono tirati indietro. E alla fine dell'udienza i due hanno potuto finalmente tirare un piccolo sospiro di sollievo, piangendo e abbracciando gli altri ragazzi presenti. È stata dura per tutti ascoltarli parlare, ricostruire l'accaduto, descrivere le responsabilità, accollarsi il peso delle proprie parole. Ma non potevano fare altrimenti: sono loro l'altra faccia di Colleferro, città di provincia e periferia di Roma allo stesso tempo, ex città industriale nata dal nulla, e che ha costruito una sua storia e una sua identità grazie soprattutto ai ragazzi che hanno fatto i conti con la deindustrializzazione e il suo lascito: uno dei territori più inquinati d'Italia.
S0lo loro che con fatica più di tutti si sono dovuti interrogare sulla morte di Willy e sul contesto in cui è avvenuto l'omicidio, in una "sera come tante", uno spazio e un tempo che altro non è che la loro vita di tutti i giorni. Loro che sanno che quegli altri ragazzi, quelli dietro le sbarre e che attendono di essere condannati, non sono mostri certo, ma sono diversi da loro per mille e uno ragioni possibili: per chi hanno incontrato, per l'educazione, per i i modelli seguiti, per le loro scelte. Prepotenti, violenti, con il mito dei soldi e del "criminale".
Un modo di comportarsi e di pensare che si sposa perfettamente con l'atteggiamento della famiglia di Willy, che ha affrontato un dolore immenso con grande dignità e compostezza senza mai alzare la voce. Schivi con la stampa, dopo la lettura del dispositivo si sono sciolti in un lungo abbraccio con gli amici del figlio. La pena comminata è la più alta, e per i genitori l'unica possibile, ma Willy, anche dopo due condanne all'ergastolo, non tornerà più.