La guerra dei pini marittimi a Tarquinia: il Comune abbatte 62 alberi sani, ignorando vincoli e pareri

A Tarquinia il Comune ha abbattuto 62 pini marini sani: uno scempio fatto in fretta e furia, per ragioni all’apparenza incomprensbili. Lo ha fatto nonostante il vincolo paesaggistico e contro il parere vincolante della Soprintendenza.
A cura di Daniele Stefanini
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A Tarquinia sono stati abbattuti degli alberi sani. Si tratta di 62 pini marini che, situati sul viale Mediterraneo della cittadina in provincia di Viterbo, facevano parte della vastissima rete di pinete litoranee che caratterizzano la costa tirrenica, dalla Toscana fino al Lazio. Il motivo? È tutt'altro che chiaro. Nell'ordinanza di esecuzione del sindaco di Tarquinia, Alessandro Giulivi, che ha di fatto agito come un bulldozer, anziché far prevalere la linea dell'ascolto con l' associazione Assolidi, con le Istituzioni e con la Soprintendenza speciale Archeologica Belle Arti di Roma ( l'area nella quale quei filari di pini si trovavano è sottoposta a vincolo paesaggistico ), ha deciso di procedere, si legge, per "motivi di incolumità pubblica".

Chiariamo subito un aspetto. Essendo l'area di viale Mediterraneo sottoposta a vincolo paesaggistico, anche se il Comune di Tarquinia ha effettivamente una sub-delega in materia, non avrebbe comunque potuto procedere all'abbattimento perché l'ultima parola spettava al parere vincolante della Soprintendenza che, in questo caso, era contrario. Ma andiamo con ordine.

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Come oramai chi legge può vedere su Google Maps, viale Mediterraneo è una strada lunga 200 metri che corre parallela al mare. Incidente con altre vie, come ad esempio quella di Porto clementino, hanno tutte le stesse caratteristiche: ai bordi della carreggiata ci sono equidistasti i pini, e il manto stradale è disconnesso dall'affiorare delle radici degli alberi. Anche la strada degli alberi abbattuti non fa eccezione rispetto alle altre vie vicine. Nell'ottobre del 2023 un gruppo di cittadini, perlopiù residenti nelle vicinanze dei filari e facenti parte di varie associazioni ambientaliste, rappresentati da Assolidi e supportati da uno studio legale, richiede l'accesso agli atti del capitolato speciale di appalto che prevedeva i lavori di manutenzione della zona.

Ad un prima lettura dell' atto amministrativo emerge che la Soprintendenza inizialmente aveva dato parere favorevole al rifacimento del manto stradale "a condizione del mantenimento del filari di alberi". Effettivamente nel progetto del comune di Tarquinia si prevedeva soltanto "in via ipotetica l'abbattimento" di qualche albero e, laddove ce ne fosse stato bisogno, sarebbe stato necessario  per la ditta appaltatrice il consenso del Comune.". A questo punto però ai legali dell'associazione sorge un dubbio: se l'area è sottoposta a vincolo paesaggistico, per quale motivo si parla anche di un eventuale abbattimento delle piante e perché nel caso la ditta appaltatrice dovrebbe rivolgersi al Comune quando l'autorità in questione è la Soprintendenza? L'apprensione sale, e trapela l'intenzione del Comune di tagliare i 62 pini senza se e senza ma.

L'associazione Assolidi in data 31 gennaio diffida il Comune dall'abbattere i filari. Per tutta risposta, il 1 febbraio, l'amministrazione emette un Autorizzazione Paesaggistica Semplificata nella quale indica, senza alcuna competenza – perché l'area è soggetta al parere vincolante della Soprintendenza – che non potrà sottostare al parere di quest'ultima in quanto è a rischio "l'incolumità pubblica" e mette nero su bianco, per la prima volta in forma ufficiale, l'intenzione di abbattere i 62 alberi – nonostante in una perizia lo stesso tecnico del Comune avesse ritenuto le piante in ottimo stato di salute.

A questo punto in meno di 20 giorni crolla tutto. L'associazione capisce l'imminenza dell'atto amministrativo e cerca di sensibilizzare la cittadinanza. Il 6 febbraio organizza un'assemblea, molto partecipata, nella quale invita uno dei massimi esperti del settore che illustra concretamente ciò che si potrebbe fare e ciò che il suo studio ha fatto in situazioni simili per salvare le piante – nessuna sul viale Mediterraneo è malata o rischia lo schianto – e mettere allo tesso tempo in sicurezza il manto stradale. Una soluzione c'è, ma il Comune va avanti per la soluzione della strada sgombra dagli alberi.

Per l'associazione Assolidi non c'è neanche il tempo di fare ricorso al Tar del Lazio che venerdì 16 febbraio il sindaco emette un'ordinanza urgente, senza specificarne i motivi, dove attesta la pericolosità e l'imminente abbattimento degli alberi. Nella notte tra sabato e domenica la Soprintendenza invia una nuova diffida a procedere agli uffici dell'amministrazione mettendo in indirizzo la Procura della Repubblica, il Prefetto e il Carabinieri del nucleo tutela paesaggistica. Il 20 di febbraio alle sette del mattino avviene l'abbattimento, davanti alle facce incredule degli attivisti. I tronchi vengono segati all'altezza di un metro e spinti a terra fino allo schianto da una motopala. In due ore 62  pini non ci sono più.  Rimane il dubbio sulla destinazione del legname ricavato, anch'essa non chiara come l'urgenza di abbattere 62 alberi sani.

Intanto la consigliera regionale del Partito Democratico Marta Bonafoni ha confermato oggi quanto raccontato da Fanpage.it, grazie a un accesso agli atti: "Dalle carte trasmesse merge come la Soprintendenza, vista la presenza di un vincolo paesaggistico, avesse chiesto al Comune di valutare alternative tecniche utili a preservare i due filari di viale Mediterraneo composti da 65 pini, non procedendo fino all’emanazione del loro parere vincolante. Dalla relazione tecnica, elaborata da un agronomo incaricato dal Comune, emerge come l’innalzamento della quota del piano stradale risultasse impraticabile per ragioni tecniche e per le maggiori spese che l’intervento avrebbe determinato a carico del Comune. Inoltre, dalla relazione agro-forestale, emerge come le radici superficiali riguardavano 8 pini su 65 e che il tecnico incaricato aveva avanzato delle proposte qualora il comune avesse deciso di mantenere i filari, come la realizzazione di analisi strumentali su alcune piante e interventi di potatura delle chiome. La scelta del Comune di intervenire con propria ordinanza, senza l’ultimo parere vincolante della Soprintendenza, appare come un precedente che compromette la necessità di tutela ambientale. Bene, dunque, la decisione della Soprintendenza di presentare un esposto alla procura della Repubblica”.

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