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News sul caso Hasib Omerovic a Primavalle

La famiglia di Hasib: “Viviamo in auto. Abbiamo paura, siamo andati via dalla casa di Primavalle”

Il padre di Hasib Omerovic racconta la difficile situazione in cui si trovano lui e la sua famiglia. Per stare accanto al figlio e accudirlo sono costretti a vivere in auto. Il Comune, infatti, non ha ancora risposto alla loro richiesta di trasferimento in un’altra casa popolare.
A cura di Natascia Grbic
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Hanno lasciato la loro casa di Primavalle, per paura di ritorsioni. Hanno chiesto al Comune di Roma di essere trasferiti in un'altra abitazione popolare (possibile in casi eccezionali) ma per ora non hanno ottenuto risposta. E così la famiglia di Hasib Omerovic, il ragazzo caduto da una finestra durante un controllo della polizia, sta vivendo in macchina, Sono cinque persone: la madre, il padre i tre figli, uno di nove anni, le altre di sedici e trentuno. Quest'ultima è invalida al 100%.

"Facciamo appello al Comune affinché ci dia quella casa che stiamo aspettando da due mesi – dichiara a Fanpage.it Mehmedalija Omerovic, il padre di Hasib – Vogliamo tornare alla vita di prima e mandare i nostri figli a scuola. Non possiamo andare avanti così".

Il padre di Hasib ribadisce una cosa: lui e la sua famiglia vogliono sapere cos'è successo il pomeriggio del 25 luglio nella loro casa di Primavalle. Gli fa eco Carlo Stasolla, presidente dell'associazione 21 luglio, che si occupa di tutelare i diritti delle persone rom. "La famiglia vuole sapere solo una cosa: cos'è successo in casa in quei minuti in cui i quattro agenti erano dentro".

Le indagini sono attualmente in corso, e per permettere il loro svolgimento è stato disposto un avvicendamento del dirigente e del vicedirigente del distretto di poliziadel quartiere da parte del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. Inizialmente il caso era stato derubricato a tentato suicidio, ma dopo la denuncia dell'associazione 21 Luglio in Parlamento si sta indagando per tentato omicidio e falso. In tutta questa vicenda però, la famiglia sostiene una cosa: di non aver ricevuto nessun appoggio dalle istituzioni.

"Prendiamo atto che l'amministrazione non ha ancora risposto alla famiglia riguardo la richiesta di trasferimento, presentata l'undici agosto, in un'altra casa popolare – precisa Stasolla – sono costretti a vivere in macchina per accudire il figlio e stargli vicino, nel silenzio delle istituzioni. Oltre questo, non dimentichiamo che nessun rappresentante di questa amministrazione e nessun organo politico si è avvicinato per esprimere solidarietà o sapere quali sono le necessità di questa famiglia, totalmente abbandonata dalle istituzioni".

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