La fake news di Marino sui termovalorizzatori che l’Europa vorrebbe chiudere entro il 2030
Secondo Ignazio Marino l'Unione Europea ha stabilito che tutti i termovalorizzatori del continente devono essere spenti entro il 2030, quindi anche quello che dovrebbe essere realizzato a Santa Palomba. "E allora lo costruirebbe lei un impianto che deve essere chiuso dopo quattro anni?", ha detto l'ex sindaco di Roma a Corrado Formigli, nel corso dell'ultima puntata di Piazza Pulita.
Marino ha detto "una cosa gravissima e totalmente inventata"
Ieri è stata annunciata ufficialmente la candidatura del chirurgo genovese come capolista dell'Alleanza Verdi-Sinistra alle Elezioni Europee, nella circoscrizione Italia Centrale. Una campagna elettorale e iniziata "malissimo", ha detto l'assessora capitolina all'Ambiente, Sabrina Alfonsi, secondo cui Marino "ha detto una cosa gravissima e totalmente inventata".
Per Alfonsi "non solo non esiste la chiusura dei termovalorizzatori entro il 2030, ma il commissario europeo all’ambiente ha addirittura lodato il nostro piano rifiuti. È vero che siamo in campagna elettorale, ma evitiamo di ricorrere a degli strafalcioni per avere qualche strapuntino in più in tv e sulla stampa".
La bufala sui termovalorizzatori chiusi entro il 2030
Effettivamente non c'è alcuna norma europea che prevede la chiusura dei termovalorizzatori entro il 2030. Ci sono, tuttavia, tre aspetti da considerare: la gerarchia dei rifiuti, il mancato finanziamento di questi impianti con i fondi del Pnrr e il futuro inserimento dei termovalorizzatori nel meccanismo ETS, che prevede un tetto massimo per le emissioni di anidride carbonica.
In primo luogo, come detto, sono esclusi dai fondi del Pnrr i finanziamenti per discariche e inceneritori. Questo perché nella gerarchia dei rifiuti dell'Unione Europea, stabilita con la direttiva 98 del 2008, l'incenerimento occupa una posizione migliore soltanto rispetto a quella delle discariche. Al primo posto della piramide, infatti, c'è la prevenzione, che prevede, per esempio, la riduzione dei rifiuti. Ci sono poi il recupero dei materiali, il riciclo, il recupero energetico e, infine, lo smaltimento, ovvero "qualsiasi operazione che non sia di recupero, anche se l’operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia (per esempio, discarica, incenerimento)".
Gli impianti di termovalorizzazione, chiaramente, non occupano le prime posizioni della gerarchia e, quindi, non sono visti dall'Unione Europea come la strategia più virtuosa per affrontare il tema dei rifiuti, anzi l'incenerimento è giudicato come un'attività che "arreca un danno significativo all'ambiente" . Di certo, tuttavia, i termovalorizzatori sono preferibili rispetto allo smaltimento in discarica, che provoca un inquinamento ben maggiore. È altrettanto vero che non c'è alcuna direttiva che ordina lo spegnimento degli impianti di incenerimento entro il 2030.
Come ricorda la Commissone Europea, "la normativa in materia di rifiuti è coerente con la gerarchia dei rifiuti dell’UE e mira ad elevare il livello della gestione dei rifiuti privilegiando la prevenzione, il riutilizzo e il riciclaggio e non la termovalorizzazione o, peggio, la discarica”. Tuttavia "i processi di termovalorizzazione possono svolgere un ruolo nella transizione a un’economia circolare a condizione che la gerarchia dei rifiuti dell’UE funga da principio guida e che le scelte fatte non ostacolino il raggiungimento di livelli più elevati di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio".
Il vero problema del termovalorizzatore di Roma
L'altro aspetto problematico che riguarderebbe il termovalorizzatore di Santa Palomba è legato al meccanismo ETS, Emission Trading Scheme, cioè un sistema di scambio di quote di gas serra che si pone l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale in alcuni settori produttivi. Ne fanno parte i produttori di energia da combustibili fossili, le industrie pesanti, ma non gli impianti di termovalorizzazione. Le emissioni degli inceneritori sono monitorate dal 2024 e dovrebbero essere incluse nel meccanismo ETS a partire dal 2028. Significa che i gestori degli inceneritori, come quello di Roma, dovranno acquistare crediti per ogni tonnellata di anidride carbonica emessa, che comporterà, di conseguenza, un aggravio economico per la gestione degli impianti, l'aumento delle tariffe di conferimento e ripercussioni sui piani di rientro degli investimenti.
La visita a Roma del commissario europeo all'Ambiente
In ultimo, come ricordato da Alfonsi, è vero che il commissario europeo all'Ambiente, Virginijus Sinkevičius, ha espresso apprezzamento per il piano rifiuti di Roma, che gli è stato presentato dall'amministrazione capitolina. "Il termovalorizzatore è nel modello europeo”, ha detto il commissario, e "il piano non prevede discariche" ma punta su "misure importanti", fondate sul "riciclo e riuso". E ciò, ha sottolineato il commissario europeo, "nonostante le difficoltà che incontra una città con fortissima presenza di turisti come Roma".