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La domestica è incinta, vedova di un generale la minaccia: “Dovevi tenere le gambe chiuse, vattene”

La vedova è finita a processo con l’accusa di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Quando ha scoperto che la dipendente era incinta ha cominciato a minacciarla, arrivando pure a dire che avrebbe sparato a lei e al marito.
A cura di Natascia Grbic
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Una donna, vedova di un ex generale dell'esercito, è finita a processo con l'accusa di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Secondo l'accusa, avrebbe minacciato di morte due suoi dipendenti, una coppia in attesa del loro primo figlio. I due, dopo aver lavorato per la donna e il marito quando era ancora in vita, si occupavano della lussuosa villa che marito e moglie avevano a Morlupo. Oltre a essere stati minacciati, non avrebbero percepito diverse mensilità. Hanno quindi deciso di denunciarla.

La vicenda, riportata da Il Messaggero, ha inizio nel 2016. La coppia aveva perso tutto nel sisma di Amatrice. Si è quindi trasferita dai genitori di lei, cercando lavoro per cominciare una nuova vita. Sfogliando gli annunci di lavoro ne avevano trovato uno che sembrava eccezionale: vitto e alloggio pagati, uno stipendio di 2.500 euro per dei domestici da inserire in villa. Erano stati così assunti dall'ex generale e da sua moglie. E, all'inizio, le cose sembravano davvero andare per il verso giusto. Le cose cambiano quando il generale muore a causa di una malattia, e la dipendente scopre di essere incinta. Quando la vedova lo viene a sapere, diventa una furia.

"Potevi tenere le gambe chiuse p…", le parole riportate dal quotidiano romano. E ancora: "Andate via subito altrimenti vi faccio sparire, mio figlio lavora nell’Esercito e ha la pistola. Ne ho anch’io di pistole, se non ve ne andate vi sparo". Quando a un Capodanno la vedova spara in aria per divertimento, la coppia se ne va e lascia il lavoro. A quel punto l'hanno denunciata, non solo per gli insulti, ma anche per recuperare diverse mensilità che non erano state corrisposte. Adesso la parola spetta al giudice.

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