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La destra si scaglia ancora contro il laboratorio per bimbi trans: “Quei prof sono degli scappati di casa”

Continua il braccio di ferro fra Fratelli d’Italia e l’università degli Studi di Roma Tre sul laboratorio di ricerca sui bimbi trans. Dalla vicepresidenza della Camera Rampelli attacca: “Va cancellato immediatamente”.
A cura di Beatrice Tominic
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A sinistra la locandina del corso, a destra il Dipartimento di Scienze della Formazione di Roma Tre (dal profilo Instagram di Ateneo).
A sinistra la locandina del corso, a destra il Dipartimento di Scienze della Formazione di Roma Tre (dal profilo Instagram di Ateneo).

Fratelli d'Italia non si arrende. E, ad un giorno dal laboratorio di ricerca su bimbi e bimbe trans, torna a parlare dell'Università di Roma Tre. Stavolta, dopo il deputato Antonio Baldelli, a scomodarsi sulla questione è il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli che ne chiede la cancellazione immediata. "A che titolo l'università di occupa dei bambini? – si chiede – È competenza delle famiglie e della scuola", tuona. Dimenticandosi, forse, che insegnanti e docenti arrivano in cattedra proprio dopo essere passati dall'università.

"Questi scappati di casa – continua, calcando la mano – presunti docenti e ricercatori universitari puntano a togliere i figli a genitori presuntamente incapaci di assecondare teorici gusti sessuali di bambini di 5 anni che ancora non sanno leggere e scrivere. Si tratta di un programma surreale senza alcuna funzione prevista al riguardo dalla nostra costituzione né dal nostro ordinamento". E attacca il rettore Fiorucci: "Che si occupi dei suoi studenti, invece dei bambini: certi banali passaggi educativi non sono parte delle sue competenze".

Le accuse della destra

"Ci siamo chiesti a che titolo l'ateneo svolga un’indagine empirica su questa fascia d’età, cioè coinvolgendo direttamente i bambini in presenza – ribadisce Rampelli – Ci è stato risposto che la ricerca è libera. Giusto. Ma la ricerca teorica e non quella empirica su fanciulli dai 5 anni ai 14 che così com’è stata concepita può gravemente pregiudicare il loro equilibrio psicologico".

La risposta alla domanda di Rampelli, in realtà, è già arrivata da parte dell'Università degli Studi di Roma Tre: si tratta di un progetto di ricerca ospitato nel dipartimento di Scienze della Formazione dell'università sui bambini e le bambine con identità di genere non normativa clinicamente riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo stesso frequentato da futuri educatori ed educatrici, maestri e maestre di scuola che, ci si augura, un domani possano lavorare stabilmente in scuole ed istituti.

I dubbi di Rampelli: "Da dove vengono i soldi?"

Il vicepresidente della Camera dei Deputati, però, dimostra di avere ulteriori dubbi sul ruolo della ricercatrice (di cui è riportata l'email istituzionale nella locandina dell'evento, ndr) e sull'origine dei fondi che lo hanno finanziato: "È la stessa che ha vinto il bando per la violenza online tra gli adolescenti, ma a quale titolo ha inserito il suo contatto in questa locandina? – si chiede – Inoltre resta il mistero di come sia stato finanziato il laboratorio. Chi lo ha organizzato e lo gestirà è comunque una ricercatrice che ha vinto un assegno di ricerca con i fondi del Pnrr".

La risposta del rettore Fiorucci

"Una caccia alle streghe", così è stata definita la crociata contro il gender di destra e Pro Vita dal rettore Fiorucci che, per anni, ha insegnato proprio nel dipartimento di Scienze della Formazione di Roma Tre. "Capisco che i territori poco noti possano spaventare e che si tratta di un progetto pioniere, ma l'ateneo deve restare il luogo delle ricerca libera e indipendente".

Sul tema non ha tardato ad esprimersi anche la Coordinatrice Ufficio Diritti LGBT+ di Roma Capitale, Marilena Grassadonia. "Questa assurda polemica non fa altro che confermare l’ossessione ideologica della destra verso tutto ciò che non è conforme alla loro idea di società – spiega- Ritengo prezioso che l’Università sostenga progetti scientifici sul benessere di bambini/e e ragazzi/e con un’espressione e/o identità di genere varia. Comprendere meglio il loro vissuto emotivo e il modo in cui le persone si relazionano all’interno del contesto familiare e scolastico con l’intento di salvaguardare i loro diritti e promuovere il loro benessere, è infatti compito di chi fa ricerca e responsabilità di tutte e di tutti noi".

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