La cosca Mazzaferro e il business della benzina a Roma: distributori e pompe in mano alla ‘ndrangheta
Le cosche della ‘ndrangheta hanno allungato i tentacoli sulla benzina e sui distributori di carburante di Roma. Secondo quanto ricostruito dalla Direzione Distrettuale Antimafia, cinque società avrebbero favorito il clan Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica, provincia di Reggio Calabria. In particolare la cosca avrebbe agito grazie aziende prestanome per mettere a segno le cosiddette ‘frodi carosello' all'Iva. E grazie ai proventi dell'evasione fiscale, avrebbero acquisito depositi e distributori di carburante sul territorio della Capitale.
Al termine delle indagini condotte dalla Dda, i finanzieri del comando provinciale di Roma, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Scico), hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 25 persone, di cui 7 in carcere, 12 agli arresti domiciliari e 6 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I reati contestati sono a vario titolo quelli di emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento e distruzione di documenti contabili, riciclaggio, autoriciclaggio, indebita percezione di erogazioni pubbliche e trasferimento fraudolento di valori.
Come anticipato, tutti i reati sarebbero stati commessi da società prestanome al fine di favorire la cosca di ‘ndrangheta dei Mazzaferro. La tecnica utilizzata per frodare lo Stato è quella delle cosiddette ‘frodi carosello' all'Iva. Consiste nell'emissione di fatture con Iva da parte di un'azienda prestanome per beni e servizi mai realmente acquistati. L'azienda prestanome non versa l'Iva, mentre l'acquirente la detrae. Come abbiamo visto, in realtà, non c'è alcuna vendita reale e quindi si viene a creare un indebito credito Iva. Con i margini realizzati grazie a queste operazioni fraudolenta, la cosca Mazzaferro espandeva il suo impero a Roma, acquistando pompe di benzina, carburante e depositi.