La confessione del presunto rapitore di Emanuela Orlandi in un verbale: “Me lo ha ordinato De Pedis”
La scomparsa di Emanuela Orlandi è uno degli ultimi grandi misteri del nostro paese. Oggi il quotidiano la Repubblica ha reso noto un verbale in cui Salvatore Sarnataro racconta la confessione che gli aveva fatto il figlio Marco Sarnataro, scomparso prematuramente a 46 anni nel 2007. All'epoca dei fatti Sarnataro era uno dei tanti giovani della mala romana sul libro paga dei boss della Banda della Magliana, in particolare Sarnataro sarebbe stato ingaggiato con altre figure non identificate per portare a termine il rapimento da Renatino De Pedis. Proprio De Pedis è stato più volte messo in relazione al rapimento, identificato come colui che avrebbe portato a termine il sequestro forse agendo per conto terzi contro il Vaticano. Nel 2012 all'apertura della tomba di De Pedis nella chiesa di Sant'Apollinare si è verificato che all'interno non si trovassero anche i resti di Emanuela Orlandi.
La deposizione del padre di Marco Sarnataro sarebbe rafforzata da una circostanza importante: all'epoca dei fatti il malavitoso di piccolo calibro era stato interrogato dopo che due degli amici di Emanuela Orlandi lo avevano riconosciuto come il ragazzo che nelle settimane prima del rapimento li avrebbe insistentemente seguiti prima di sparire nel nulla dopo la scomparsa della giovane.
Ecco il testo del verbale che risale all'ottobre del 2008: "Dopo aver lungamente riflettuto ho deciso di riferire alle signorie vostre quanto appreso da mio figlio Marco alcuni anni fa in relazione alla vicenda di Emanuela Orlandi. Poco tempo dopo il sequestro, ricordo che eravamo Regina Coeli, sia io che mio figlio. Quest'ultimo durante l'ora d'aria mi confessò di aver partecipato al sequestro dell'Orlandi nei termini seguenti: mi disse che per diversi giorni, sia lui che "Ciletto" e "Giggetto", pedinarono Orlandi per le vie di Roma su ordine di Renato De Pedis, da loro chiamato il "Presidente". Dietro i due soprannomi ci sono altri due pregiudicati: Gianfranco Cerboni e Angelo Cassani.
In cambio del suo ruolo nel rapimento De Pedis regalò a Sarnataro una motocicletta. La famiglia di Emanuela e i suoi legali hanno sempre creduto che il coinvolgimento del più potente boss della Magliana, le cui fortune hanno continuato a crescere per tutti gli anni Ottanta, fino all'omicidio avvenuto il 2 febbraio del 1990, fosse una delle piste più promettenti su cui indagare.