La commissione per la scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori compie un anno: a che punto siamo

Esattamente un anno fa, il 14 marzo del 2024, è stata costituita la commissione bicamerale d'inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Un anno ricco di informazioni e rivelazioni quello appena trascorso. A quasi 42 anni dalle due scomparse, ancora si cerca la verità. Dallo scorso anno, le indagini proseguono non soltanto nella commissione bicamerale d'inchiesta ma anche in altre due inchieste, una aperta in Vaticano dal promotore di giustizia Alessandro Diddi, l'altra in procura a Roma.
A che punto è la commissione bicamerale d'inchiesta
"Un grande lavoro di audizioni e raccolta die documenti – questo il commento del deputato Roberto Morassut (PD), vicepresidente della commissione bicamerale d'inchiesta – Presto inizieremo una prima relazione, in attesa di quella conclusiva, per fare il punto della situazione", anticipa a Fanpage.it. "C'è ancora molto da da udire, dobbiamo fare ancora importanti passaggi".

"In commissione stiamo lavorando senza trascurare nulla. Mirella ed Emanuela potrebbero essere una nostra amica, figlia, sorella. E non bisogna mai smettere di pretendere verità e giustizia", spiega a Fanpage.it ad un anno dalla nascita della commissione la deputata Stefania Ascari (Movimento Cinque Stelle). "Stiamo lavorando al meglio, cercando di sentire quante più persone possibili, da chi ha incrociato una delle ragazze alle amiche più strette. Dietro al nostro lavoro c'è molto studio. Ho letto oltre 5mila pagine, riprendendo anche i verbali meno recenti, sono sempre presente, ascolto ogni audio con attenzione, tutto ciò che è stato detto. Un vero e proprio lavoro d'inchiesta, come deve essere – continua – Non mi permetto di condividere ancora la mia idea. Ma sicuramente a breve ci concentreremo come commissione sulle piste che riteniamo più opportune", conclude, poi.
"È un lavoro molto positivo, senza tensioni fra i membri della commissione. Ora, però, dobbiamo indirizzare quanto appreso. Fra i vari filoni d'indagine, possiamo dire che quello internazionale, che ha dominato la vicenda fino al 1997 e che vede la presenza di Ali Agca, è praticamente chiuso – aggiunge Morassut – Ora dobbiamo concentrarci sull'ipotesi del ricatto finanziario, quella legato ad esempio alla Banda della Magliana e quella del sequestro sessuale", di cui si è sempre detto piuttosto convinto. Da chiarire se siano collegati in qualche modo o se la scomparsa delle due ragazze, così vicina nel tempo, possa essere frutto di un caso", ribadisce a Fanpage.it. "Ciò che è certo è che dobbiamo ancora ascoltare molte persone. E convocarne nuovamente altre che abbiamo già ricevuto. Non escludo, però, che almeno in uno dei due casi si possa arrivare ad una ricostruzione storica precisa".
Scomparsa Orlandi e Gregori: perché le storie di Emanuela e Mirella sono casi separati
I casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sono casi separati. Questa è una delle conclusioni a cui sono arrivati negli ultimi dodici mesi le famiglie delle due ragazzine scomparse a poco più di un mese di distanza e gli avvocati che le assistono. Oltre a ciò, secondo gli avvocati e le due rispettive famiglie non ci sarebbe alcun collegamento fra i due casi di scomparsa. "Per Emanuela si è mosso un papa, si è mosso uno Stato. L'interlocutore dei rapitori, fatta eccezione per qualche telefonata, è sempre la Segreteria dello Stato Vaticano. Ma dalla Santa Sede non ci sono riferimenti a Mirella Gregori che, fra l'altro, è stata rapita un mese e mezzo prima – è il commento dell’avvocata Laura Sgrò a Fanpage.it, che assiste gli Orlandi- Il dubbio che possa aver avuto un ruolo qualcuno all'interno dello Stato pontificio sembra tangibile. Altrimenti perché tanta attenzione, tanto impegno nel caso?", si chiede.

"Siamo invece convinti che per Mirella Gregori la verità sia quasi a chilometro zero, da ricostruire all'interno della sua rete di relazioni, fra i legami con la scuola, con le amiche e i primi amori della ragazzina. I legami sembrano talvolta creati artificiosamente", ha spiegato a Fanpage.it anche l'avvocato Nicodemo Gentile, che assiste Maria Antonietta Gregori, la sorella di Mirella. Quest'ultima ha sempre sottolineato come, a suo avviso, la migliore amica della sorella possa avere più informazioni di quanto, invece, ha raccontato fino ad ora.
Mirella Gregori: una verità quasi a chilometro zero
"Sicuramente le due storie non sono collegate – continua Sgrò – Forse le cause possono essere le stesse, un rapimento a scopo sessuale, ma con genesi, luoghi e connessioni totalmente differenti. L'auspicio è che ci si possa presto concentrare su un'unica pista, da approfondire, per cercare di raggiungere e aggiungere elementi in questa ricerca di verità". Anche per questo, secondo l'avvocato Nicodemo, la prima cosa da fare è slegare le due vicende: "La commissione sta svolgendo un lavoro serio e duro, tempestivo e celere. Quando sono stato ascoltato, ho parlato davanti a persone qualificate e attente. Anche per quanto riguarda il caso di Mirella l'unico suggerimento possibile è quello di assicurarsi di ascoltare più persone possibili. Ne mancano ancora alcune, un elemento da esplorare è quello della rete di contatti della parrocchia. Perché dopo questo primo anno, possiamo dirci certi di sapere che quanto accaduto a Mirella Gregori è successo all'interno della sua rete di relazioni".
Una ricostruzione che ancora fatica a convincere alcuni. "Mirella ed Emanuela sono state vittime di un sacrificio per qualcosa di incredibile che possiamo definire ragion di Stato", ha spiegato il giudice Ilario Martella nella sua audizione, una delle prime rivolte a figure che lavorano nella magistratura italiana. Nel suo caso, quella più realistica sarebbe la pista internazionale che lega spionaggio e guerra fredda.

Le prime audizioni: dalle famiglie di Emanuela e Mirella agli avvocati
Fra i primi ad essere ricevuti dalla commissione bicamerale d'inchiesta, i familiari delle due ragazze scomparse e gli avvocati che li assistono. Per quanto riguarda Emanuela Orlandi, ad esempio, sono state ascoltate le sorelle ed il fratello, con particolare attenzione a quest'ultimo che, essendosi sempre impegnato in prima persona, si è messo a disposizione della commissione, così come delle altre due inchieste, pronto a condividere anche quanto raccolto in tutti questi anni, fra cui una lista di nomi di possibile persone informate sui fatti.
"Una lunga lista di nomi di persone da poter ascoltare, sia civili che religiosi", ha spiegato, leggendo punto per punto l'elenco in uno dei sit-in organizzato per Emanuela Orlandi. Alcuni, però, non sono ancora stati mai convocati, soprattutto nel caso dei religiosi. "Mancano ancora troppe persone all’appello. E il tempo è tiranno, nemico della verità – dichiara a Fanpage.it l’avvocata degli Orlandi Laura Sgrò – Dopo tutti questi anni, come di recente ci ha dimostrato la morte di Sabrina Minardi, a poco a poco i testimoni di questa stanno invecchiando e morendo". Prima di lei, la pm Simona Maisto; la direttrice della scuola di musica frequentata da Emanuela, Suor Dolores, che metteva in guardia le ragazzine vietando loro di parlare con don Vergari e padre Morandini che aveva definito la scomparsa di Emanuela Orlandi come una "falla fra Stato e Chiesa".

Per questo è importante agire al più presto per cercare di ricostruire il racconto dei tanti occhi che hanno osservato la vicenda, del 1983 fino ad oggi. E un ricordo ai giornalisti Andrea Purgatori e Fiore De Rienzo, venuti a mancare qualche mese prima e quasi un anno dopo la costituzione della bicamerale che avrebbero potuto apportare il loro importante contributo.

L'adolescenza delle due quindicenni: scuola, amiche e amori
Fra le prime persone ad essere ascoltate, dopo le famiglie e gli avvocati che le assistono, sono state le persone che si muovevano all’interno della fitta rete di amicizie, compagnie scolastiche, comitive e primi amori della due ragazzi. Partendo dai diari, ad esempio, di Emanuela Orlandi, i commissari sono riusciti a convocare Alberto Laurenti, oggi musicista e nel 1983 studente della scuola di musica di Ludovico da Victoria, adiacente a Sant’Apollinare. E, ancora, alcune amiche di Emanuela Orlandi, dedicando maggiore attenzione a quelle a coloro che potrebbero averla vista per ultima, come le compagne della scuola di canto che sarebbero andate a prendere l’autobus a qualche passo di distanza da lei o monsignor Miserachs, all'epoca insegnante di canto corale delle ragazzine. Per il momento è stato l'unica figura religiosa, fatta eccezione per don Vergari, ad essere ricevuta in commissione.

Anche per quanto riguarda Mirella Gregori sono stati ascoltati i contatti più stretti. Si tratta, ad esempio, in questo caso, delle compagne di scuola, molte delle quali presenti anche nella cosiddetta comitiva di Centocelle, come Rossana Sommei, Simona Bernardini, che su Sonia ha manifestato gli stessi dubbi della sorella di Mirella, Maria Antonietta, e Giovanna Manetti. Ancora, inoltre, è stato ricevuto il fidanzato dell’epoca di Mirella, Massimo Forti che ha ricordato che la giovane, proprio come Emanuela Orlandi, era stata contattata dall'Avon. Prima ancora di loro, però, sono stati chiamati in commissione Sonia De Vito e il suo attuale marito, nel 1983 fidanzato, Fabio De Rosa. Secondo alcune compagne di scuola della giovane, Mirella avrebbe respinto alcune sue avances. Nelle sue dichiarazioni, inoltre, De Rosa è apparso talvolta reticente e ha fornito racconti incoerenti e contraddittori, che non combaciano, inoltre, neppure con quelli forniti dal barista Giuseppe Calì. Quest'ultimo, in commissione, ci è finito due volte: la seconda proprio per fornire dei chiarimenti ai commissari. Dopo aver ribadito che Mirella in quella tragica giornata era uscita indossando la maglietta dell'amica Sonia, ha ammesso un fatto inedito, riconoscendo Marco Accetti, forse anche De Pedis, come uno degli avventori del locale dei De Vito.

Giani, Alessandrini e la trattativa col Vaticano sulla tomba di De Pedis
Nel mare magnum di indagini e accertamenti, in sede di commissione bicamerale d’inchiesta, sono state passate al vaglio anche le testimonianze del capo della gendarmeria di Stato vaticano Domenico Giani e del suo vice, Costanzo Alessandrini, che hanno rivestito un ruolo fondamentale nella trattativa sull’estumulazione della salma di Enrico De Pedis, dopo la scoperta della sepoltura nei sotterranei della basilica di Sant’Apollinare per volere di don Vergari. La notizia della presenta di uno dei più grandi boss della Banda della Magliana (sebbene gli avvocati della famiglia De Pedis, in commissione bicamerale d’inchiesta, abbiamo rivalutato e ridotto il ruolo del boss, ndr) è emersa per caso durante la trasmissione di Rai Tre Chi l’ha visto? con Federica Sciarelli.

A prendere il nome di trattativa sono gli accordi fra i messi vaticani, inviati da padre Ganswein su ordine di Papa Benedetto XVI e la procura di Roma, nelle figure dei pm Simona Maisto, morta nel 2022 e di Giancarlo Capaldo, i due pm titolari dell’inchiesta prima dell’arrivo del procuratore Giuseppe Pignatone con il quale il caso è stato archiviato e le posizioni degli indagati, fra cui lo stesso Don Vergari, Sabrina Minardi e altri volti che gravitavano nella malavita romana, archiviate. Proprio Don Vergari al telefono con la vedova De Pedis, sebbene in commissione Pignatone abbia parlato di un errore di trascrizione, lo definiva "procuratore nostro".

Nel corso della loro audizione, i due mesi vaticani hanno riportato informazioni differenti. Se Alessandrini ha dichiarato l'inesistenza dell'intera trattativa, Giani, invece, ha fornito delle rivelazioni importanti che potrebbero aver portato il Vaticano a compiere quello che si è rivelato il passo successivo, confermando la richiesta da parte di papa Ratzinger di ricevere informazioni sul caso. Dopo anni trascorsi a negare l'esistenza di un dossier sul caso Orlandi, infatti, il promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi ha ammesso l'esistenza di un dossier sulla scomparsa di Emanuela Orlandi i cui contenuti, però, restano ancora adesso riservati.
La scomparsa di Emanuela Orlandi: i servizi segreti e la pista di Londra
Nel corso di questo ultimo anno, però, sono emerse novità anche fuori dalle stanze di Palazzo San Macuto, dove si tengono le audizioni delle persone convocate in bicamerale. La maggior parte di essere riguarda la pista inglese, che vedrebbe Emanuela Orlandi a Londra. A testimoniarlo, oltre ai famosi cinque fogli spese firmati da Don Poletti, anche nuovi elementi. Fra questi, in primis, la testimonianza di un funzionario della Difesa che nel 1983 lavorava nella segreteria particolare di Spadolini. È stato lui a raccontare che nell'agosto del 1983, a due mesi o poco meno dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, quattro persone oltre all'equipaggio di volo furono fatte imbarcare su un aereo dei Servizi Segreti partito da Ciampino e diretto proprio in Gran Bretagna in gran segreto, su richiesta di alcuni funzionari del Vaticano.
Proprio a Londra, in un ostello dei padri scalabriniani, a pochi passi da alcune residenze vaticane, secondo alcune fonti sarebbe stata portata Emanuela. Troppe fonti, troppi elementi che si incastrano riportati da testimoni che non si conoscevano, secondo Pietro Orlandi, che di questa pista sembra sempre essere più convinto.

Tutte le polemiche sulla commissione Orlandi Gregori: Maurizio Gasparri e i santi
In questi primi dodici mesi, però, non sono mancate le polemiche. Fin dall’inizio del percorso di costituzione della commissione bicamerale d’inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, c’è chi ha manifestati i suoi dubbi. Primo fra tutti il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che, ancora prima della costituzione della stessa, ha manifestato le sue perplessità.
"Non possiamo insultare i santi", è stato il primo commento del senatore, prima ancora che la commissione fosse costituita. Sempre lui, è stato l’ultimo a fornire i nominativi dei membri del suo partito che partecipano alla bicamerale. "Vengo io, così posso monitorare i lavori", ha fatto sapere. Ed effettivamente il suo contributo lo ha dato, lanciando anche particolari critiche sul caso. In particolare ha condiviso la sua opinione quando, dando ragione al giornalista Pino Nicotri, ha manifestato nuovamente dubbi sulla possibile validità della pista familiare, per cui era stato indagato ed interrogato lo zio di Emanuela e Pietro Orlandi, Mario Meneguzzi. Si è espresso, inoltre, anche in difesa di Don Vergari: secondo il senatore chiamare il religioso, fra gli indagati della seconda inchiesta, sarebbe stato "accanimento terapeutico".

Polemiche e contraddizioni: Marco Fassoni Accetti e Ali Agca
Oltre al senatore Maurizio Gasparri, però, esistono altre figure che hanno fatto parlare di sé nella commissione, per il momento senza portare alcuna testimonianza all’interno del dibattito della bicamerale.
Si tratta, in questo caso, di Marco Fassoni Accetti e di Ali Agca. Il primo, figura controversa che si muove nei contorni della criminalità romana, all’inizio si è presentato come un mitomane che poteva portare l’ennesimo depistaggio sulla vicenda. Ha dichiarato di avere con sé il flauto di Emanuela Orlandi e, a commissione già avviata, ha dichiarato di trovare davanti al Senato nel giorno in cui Emanuela Orlandi è sparita, lanciando dubbi sulla possibilità che potesse essere lui il ragazzo dell'Avon di cui si è sempre parlato nel caso Orlandi e di essere stato presente insieme all'uomo della BMW verde, come raccontato dal vigile urbano Alfredo Sambuco e dal poliziotto Bruno Bosco, ricevuto in audizione secretata.
"C'era De Pedis? Può darsi. Sicuramente c'ero anche io", ha spiegato Marco Fassoni Accetti. Soltanto la settimana scorsa, inoltre, il barista Giuseppe Calì lo ha riconosciuto in una foto mostrata dalla deputata Stefania Ascari (Movimento Cinque Stelle). "Io ho mostrato la foto, non l’ho mai nominato, eppure lui ha riconosciuto la persona immortalata come avventore del locale dei De Vito", ha spiegato Ascari.

Per concludere si è tornati a parlare di Ali Agca, ex membro dei Lupi Grigi e attentatore di Giovanni Paolo II nel 1981, che ha chiesto espressamente di essere ricevuto. “Sono malato di tumore e sto per morire – ha spiegato – Voglio liberarmi la coscienza. Convocatemi”. Aveva chiesto, ricevendo, almeno per il momento, un sonoro no dalla commissione. Nonostante il rifiuto di riceverlo davanti ai parlamentari, però, non ha smesso di dire la sua. All’inizio del mese, dopo un botta e risposta mezzo social con cui ha preso le distanze da Lele Mora che aveva rivelato di conoscere la verità sul caso Orlandi, è tornato a dire la sua.
"Emanuela Orlandi prima di diventare suora, è stata portata in Liechtenstein". Non ci sono prove di questo passaggio. "Qualora fornissero prove, potrebbero essere anche ascoltati – ha sottolineato l’avvocata Sgrò – Ma finché non sarà così è un bene che non siano stati convocati: per raggiungere la verità servono elementi tangibili". Dopo un anno, sicuramente la commissione bicamerale d’inchiesta avrà trovato i suoi. Sebbene ancora restino riservati. Ciò che continuiamo ad augurarci è che, oltre ad essi, si possa presto arrivare alla verità.
