La commissione d’inchiesta sul caso Orlandi si farà: anche il Senato ha dato il suo okay definitivo
Il voto si è tenuto oggi in Aula: dopo otto mesi dall'approvazione alla Camera, arrivata lo scorso marzo, anche il Senato ha approvato la proposta per l'istituzione della Commissione Bicamerale d'Inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori quaranta anni fa. Da tempo si attendeva una risposta e oggi, quasi a metà novembre, è arrivata.
La commissione si farà, ma i dubbi e le perplessità espresse da senatori e senatrici non sono pochi. I primo ad esprimerne è stato, ieri, il senatore Pier Ferdinando Casini: "Pensate realisticamente che il Parlamento possa portare delle novità sconvolgenti rispetto ad indagini giudiziarie che durano e che sono state peraltro rilanciate oggi dall'autorità giudiziaria? Credo che sia un errore", ha dichiarato.
Con tutti voti favorevoli e un'astensione da parte del senatore Casini, nonostante più di una resistenza, la commissione bicamerale di inchiesta è stata approvata. Prima che inizi il suo lavoro mancano ancora alcuni passi. Occorre scegliere i membri della commissione con i vari ruoli, fra cui il presidente. Soltanto una volta effettuato queste formalità potranno partire i lavori. "Sono sicuro che la commissione svolgerà un lavoro importante – ha dichiarato pochi minuti dopo la votazione il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi – Dispiace per le astensioni, ma l'importante adesso è che la commissione si faccia".
La discussione aperta in Senato
La discussione è iniziata nel brusio dell'Aula. Chiacchiere e persino qualche risata, mentre esordiva nella discussione il relatore Andrea De Priamo, illustrando il contesto storico di Roma nel periodo delle scomparse.
"Ha senso mettere in campo una commissione d'inchiesta sulle scomparse? – si chiede il relatore Andrea De Priamo – Non ci possiamo illudere che la commissione possa fare miracoli, non dobbiamo strumentalizzarla. Dobbiamo fare quello che possiamo affinché dal buco nero possa emergere un bagliore di verità", ha poi concluso.
Continua Michaela Biancofiore: "Abbiamo la possibilità di dare un nuovo volto alla vicenda, tracciarne nuovi contorni, con documenti conosciuti e con altri inediti. Ma dobbiamo mantenere un clima di unità: non è un film", ha ammonito. "Non esistono tante verità, ne esiste una e la dobbiamo scoprire. Non sono cold case, ma macchie che il Parlamento deve eliminare. Non riguarda solo le famiglie Orlandi e Gregori, ma tutte le famiglie affinché non possa accadere mai più", ha poi concluso.
"In particolari casi, come Ustica, come il disastro della Moby Prince le commissioni d'inchiesta sono state necessarie per raggiungere una giusta e inevitabile ricerca della verità", ha sottolineato Giuseppe De Cristofaro.
"Dubbi sulla riuscita, ma è un'esigenza"
"Le commissioni d'inchiesta nascono su materie di pubblico interesse: lo dice l'articolo 82. Qualsiasi cosa potrebbe entrare in commissione, potenzialmente – ha esordito Ivan Scalfarotto – Ma nei casi di scomparsa delle due ragazze, mi sembra doveroso fare un tentativo. La commissione in questo caso è una vera e propria esigenza. Personalmente penso che sarà un lavoro difficile, è passato troppo tempo".
Dubbi condivisi anche dal gruppo di Forza Italia. "Siamo laici da questo punto di vista: che si ricerchi – ha aggiunto Maurizio Gasparri – Siamo stati fra i primi a richiedere delle audizioni con il dottor Francesco Lo Voi, l'ex magistrato (ai tempi delle prime indagini) Giuseppe Pignatone che oggi è presidente del tribunale Vaticano e l'avvocato Alessandro Diddi, promotore di giustizia Vaticana che ha consegnato una lettera del segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pariolin". Inoltre ha aggiunto: "Cerchiamo la verità, non il teatrino: il Parlamento deve fare quello che deve. E non possiamo fare un processo multinazionale. Ricordiamoci che il Vaticano è un altro Stato. Non dovranno essere attaccati i santi e non si dovrà venire meno ai patti lateranensi".
"La commissione è necessaria"
Stessa opinione sulla televisione quella di Alessandra Maiorino che poi, però, attacca: "Le audizioni a cui si fa riferimento sono state svolte a porte chiuse. La lettera di Pariolin è consultabile solo previa richiesta: non ci sono atti pubblici su questo". E poi arriva la risposta al senatore Casini: "La materia è complicata e necessita di un faro acceso – dice – Le rispondo con le parole di Pietro Orlandi: Occorre far partire una commissione perché una famiglia soffre sarebbe uno schiaffo per le altre famiglie. Nel nostro caso è diverso. Ormai sappiamo che non è una scomparsa, è un rapimento. Sono coinvolti i servizi segreti italiani, uno stato estero, servizi di sicurezza stranieri".
È stato poi il turno di Flavia Malpezzi: "Potevamo incominciare con dei toni normali, ma qualcuno non ha chiaro quale sia il ruolo della commissione d'inchiesta: il teatrino lo fanno coloro che pensano di poter portare certi toni in quest'Aula, che pensano che ci si debba approcciare al lavoro di una commissione senza spogliarsi di tutto ciò che già sappiamo e che abbiamo conosciuto negli ultimi 40 anni – ha risposto al senatore Gasparri – Dobbiamo dimostrare di volere la verità con un approccio laico e serio non per noi stessi, ma per il bene del nostro Paese. Non dobbiamo parlare di illusione, De Priamo, ma di volontà", ha poi concluso in risposta al relatore.
"Non è solo una scomparsa, è un momento buio della nostra storia: siamo cresciuti tutti con un'ombra che si è allungata a dismisura", ha dichiarato anche Donatella Campione. "Ogni volta che abbiamo creduto di aver intrapreso la strada giusta, siamo dovuti tornare indietro come in un gioco dell'oca. Ma lo Stato non può arrendersi e accettare che nel buio si agitino ombre che turbano la coscienza collettiva".
La risposta del senatore Casini
"Io ho solo lamentato un uso improprio delle commissioni d'inchiesta. So benissimo che sono previste dalla commissione, ma c'è una patologia che porta alla loro moltiplicazione. Ieri eravamo in accordo, oggi in disaccordo – dice a Maiorino – Secondo me oggi assistiamo ad un uso improprio della commissione: mi inchino al fratello, alla famiglia e al loro dolore della famiglia Orlandi", ha dichiarato poco prima del termine della discussione.
"La commissione si farà. Ma io ho un dovere come rappresentante di un frammento del Parlamento di continuare a sostenere quello in cui credo, la solitudine non mi fa paura: questo significa dare un contributo alla vita democratica. Non voto contro, ma mi astengo proprio in segno di rispetto nei confronti delle famiglie. Auspico che non si interferisca nelle attività di indagine in corso nel rispetto della magistratura e che i fatti possano smentire il mio scetticismo", ha poi concluso.
L'iter per l'approvazione
L'approvazione della commissione arriva in ritardo rispetto a quanto si pensasse. Secondo una prima stima, i lavori sarebbero potuti partire prima della scorsa estate. "Sarebbe stato meglio iniziare prima del quarantesimo anniversario della scomparsa di Emanuela (il 22 giugno, ndr) – aveva dichiarato a Fanpage.it Roberto Morassut, deputato Pd e primo firmatario della proposta – Se non si riuscisse ad aprire la commissione, sarebbe un grave autogol per tutto il Parlamento".
Nel frattempo, mentre le indagini venivano riaperte dalla Procura di Roma e dal Vaticano, sono stai molti i punti interrogativi sulla commissione. Dai molteplici rinvii ad opera del centrodestra del voto per istituire la Commissione, alla presunta intromissione del Vaticano. "Mi sembrava di non vedere più sudditanza psicologica nei confronti del Vaticano, ma mi sbagliavo", aveva commentato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela che da quaranta anni continua a cercare sua sorella. Fino alle parole della stessa Santa Sede che ha definito la commissione bicamerale come una "intromissione perniciosa" nelle altre indagini, già in corso, come ha dichiarato il promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi. Sono stati, invece, alcuni senatori a chiedere di poter ascoltare i pm. "Non so perché vogliamo chiedere un'audizione ai pm: una commissione parlamentare dovrebbe essere totalmente indipendente da Procura e Vaticano", aveva invece commentato Pietro Orlandi.
È di pochi giorni fa, invece, l'appello della sorella di Mirella Gregori, Maria Antonietta, nel programma televisivo Verissimo: "Chi sa, parli e si liberi la coscienza. Anche in forma anonima e anche dopo quaranta anni – ha dichiarato la donna, da più di quaranta anni alla ricerca della sorella – Secondo me neppure Sonia, una delle amiche più strette di mia sorella che trascorreva praticamente ogni giorno a casa, sa molto più di quanto dice".