L’8 marzo è sciopero transfemminista: “Scendiamo in piazza contro guerra e patriarcato”
"Quando ho scoperto il femminismo, ho raggiunto una nuova consapevolezza e ho percepito la grande potenza che può emergere dalla solidarietà. Con il femminismo ho scoperto di non essere sola e che la rabbia che provo, verso questa società violenta e machista, è bella e condivisa. Oggi sarò in piazza con Non Una di Meno come studentə lavoratrice perché sono stanca di non sentirmi all’altezza di questa società patriarcale che già da quando sono nata ha deciso chi devo essere e qual è il modo giusto di comportarmi. Scenderò in piazza perché appartengo a quella generazione che non potrà avere il lusso di invecchiare, perché non ha lavoro e se ce l’ha, è mal pagato e mortificante". L. è una studentessa dell'Università la Sapienza. Ha 24 anni ed è una delle protagoniste del movimento transfemminista romano. Insieme ad altre decine di persone, ha occupato la laboratoria ecologista autogestita Berta Cáceres, nel parco della Caffarella. Oggi farà sciopero e parteciperà alla manifestazione organizzata da Non Una di Meno e da sigle del sindacalismo di base, che partirà alle 17 da piazza della Repubblica. "Scenderò in piazza perché sono stufa di uscire tutti i giorni di casa e non sapere come e se ci tornerò. Perché sono stufa di avere paura. Sarò in piazza a gridare tutta la mia rabbia perché il femminismo mi ha insegnato che la rabbia è bella e condivisa".
Serena: "Come transfemministe in piazza contro la guerra"
Oggi, 8 marzo 2022: lo sciopero transfemminista globale torna a svuotare i luoghi di lavoro e a riempire le strade di Roma. E lo fa in un momento storico particolare: dopo tre anni di pandemia, in mezzo a una guerra che sta devastando le vite di milioni di persone. Per questo lo sciopero sarà sì contro l'oppressione del sistema patriarcale, ma anche contro la guerra. "Invitiamo tutti e tutte a scioperare e astenersi dal lavoro per costruire insieme un altro momento di mobilitazione e lotta contro la guerra – spiega Serena Fredda, attivista di Non Una di Meno – L'appuntamento non è slegato dalle nostre rivendicazioni rispetto ai diritti civili, sociali e per una trasformazione radicale dell'esistente: quello che stiamo vedendo con l'invasione russa dell'Ucraina è uno scenario terrificante che ci preoccupa molto, perché ci proietta direttamente nella Terza guerra mondiale, in uno scontro che pagheranno non le potenze, ma le popolazioni civili". "Lo scontro globale tra le potenze sarà pagata dalle popolazioni ucraine, europee e russe con le sanzioni – continua Serena – Le vittime sono sempre le stesse. I più poveri, le donne, e le persone migranti ferme ai confini dell'Europa. Lo scenario è terrificante e ci preoccupa.". Lo sciopero dell'8 marzo sarà anche in solidarietà con le femministe russe di Feminist Antiwar Resistance, che domenica scorsa sono state arrestate in migliaia per aver manifestato contro la guerra in 56 città della Russia. "L'8 marzo non è un giorno di festa, ma di lotta contro la guerra. È un invito ad attivarsi in un quadro di mobilitazione permanente e urgente per fermare la guerra".
Syria: "Vogliamo una scuola libera da machismo e patriarcato"
Da anni il movimento transfemminista Non Una di Meno porta migliaia di persone in piazza in tutta Italia. Tra i protagonisti, anche le studentesse e gli studenti di scuole e università. "Il patriarcato è una forma di oppressione sulle nostre vite e sui nostri corpi, e scenderemo in piazza in primis per questo – spiega Syria, studentessa del liceo Archimede e attivista del Movimento Lupa – Ma non solo: i nostri corpi sono sempre stigmatizzati, mercificati e giudicati dai nostri professori, anche sulla base di come ci vestiamo. Lo abbiamo visto con quello che è successo al Righi e all'Orazio, dove a una ragazza è stato detto di ‘tornare sulla Salaria' e che si veste come una ‘troia' per una pancia scoperta. Pretendiamo che nelle scuole si parli di educazione sessuale, all'affettività, ai generi e soprattutto al consenso. È a partire dalla scuola che si possono eliminare i tabù e i pregiudizi machisti patriarcali. Vogliamo nelle scuole sportelli antiviolenza e di ascolto, che ci sia collaborazione con i centri antiviolenza di zona e con i consultori. Tutta la scuola andrebbe ripensata in chiave femminista e transfemminista, un luogo di cura e relazione dove impariamo a relazionarci con gli altri e dove sentirci al sicuro".