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Inquinamento e smog, 18 le città fuorilegge: Frosinone è la peggiore per qualità dell’aria

A dirlo Legambiente con un nuovo report: 18 le città fuorilegge, con Frosinone in testa. “Occorre ripensare la mobilità”, il suggerimento dell’associazione.
A cura di Beatrice Tominic
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Nel 2023 hanno superato i limiti di smog consentiti: sono 18 le città fuorilegge in Italia secondo il report pubblicato da Legambiente, Mal'Aria di città 2024 dedicato all'inquinamento atmosferico, da polveri sottili (PM10 e PM2.5) e biossido di azoto (NO2) e redatto nell’ambito della Clean Cities Campaign.

Prendendo in considerazione i parametri registrati nell'anno scorso, su 98 città prese in analisi, 18 sono risultate essere fuorilegge. Fra questa anche un centro della regione Lazio, Frosinone. Il capoluogo ciociaro, inoltre, occupa la prima posizione: è la città peggiore per quanto riguarda smog e inquinamento.

Frosinone: la centralina e i dati fuorilegge

Molte città del nord, soprattutto Veneto e Lombardia, ma anche Piemonte e, nelle ultime due postazioni, Ferrara in Emilia Romagna e Napoli in Campania. Quella dell'inquinamento è una piaga che sta riguardando l'intero Paese. Nella top tre delle città illegali sopra a Torino e Treviso, rispettivamente al secondo e terzo posto, c'è la laziale Frosinone.

È proprio il capoluogo ciociaro che, con la centralina di Frosinone Scalo, si piazza in testa alla classifica delle città peggiori con 70 giorni di cattiva qualità dell'aria rispetto al limite, per le PM10 di 35 giorni all'anno, con una media giornaliera oltre i 50 microgrammi per metro cubo.

La tabella che indica l'inquinamento nelle province della regione Lazio, a pagina 24 del report.
La tabella che indica l'inquinamento nelle province della regione Lazio, a pagina 24 del report.

La situazione nella regione Lazio

Come riporta anche lo schema riassuntivo in alto, presentato all'interno del report di Legambiente, nonostante il numero di giorni con la qualità dell'aria oltre la norma vigente sia stato raggiunto soltanto a Frosinone, la situazione all'interno della regione Lazio resta a rischio. La media annuale di polveri sottili, come si vede dalla tabella, risulta molto alta anche a Roma e Latina dove le percentuali di riduzione delle concentrazioni dovrebbero diminuire drasticamente, fino al 37%. Situazione accettabile, che non richiede alcun intervento urgente, è quella a Rieti e Viterbo.

Con la legge europea del 2030 sarebbe fuorilegge anche Roma

Rispetto ai due anni precedenti, il 2021 con 31 città illegali per smog e il 2022 con 29, il numero dei centri che stanno superando i limiti sta progressivamente diminuendo. Questi dati, però, presto potrebbero subire un'inversione di rotta: la Direttiva europea sulla qualità dell'aria che entrerà in vigore nel 2030 sorprenderebbe la maggior parte delle città italiane, oggi ancora in ritardo sul fronte ambientale.

Se la legge fosse già in vigore oggi, il 69% delle 98 città analizzate risulterebbe fuorilegge per quanto riguarda le PM10; l'84% per le PM2.5 e il 50% per NO2, biossido di azoto, unico inquinante in calo negli ultimi 5 anni. Fra le città fuorilegge per biossido di azoto anche la capitale, con 32 µg/mc.

Il commento da parte di Legambiente

"La salute dei cittadini è a rischio, Governo, Regioni e Comuni devono accelerare. Per ottenere aria pulita, bisogna ripensare subito la mobilità urbana – scrivono da Legambiente, suggerendo dei modi per ridurre lo smog nelle grandi città – Occorre ripensare la mobilità, con investimenti massicci nel Tpl e la promozione di una mobilità elettrica condivisa anche nelle periferie, l'ampliamento delle reti ciclo-pedonali e l'introduzione dei limiti di velocità Città 30. A questi accorgimenti sulle strade, si aggiungono gli interventi sul riscaldamento domestico e un maggiore incremento del monitoraggio per la tutela della salute".

A tal proposito Andrea Minutolo spiega: "Alla luce degli standard dell'Oms, che suggeriscono valori limite molto più stringenti di quelli attuali: serve una svolta a livello nazionale e territoriale per ridurre l'impatto sanitario sulla popolazione italiana, il costo ad esso associato, e il danno agli ambienti naturali".

Copre una posizione molto più critica, invece, il direttore generale Giorgio Zampetti: "Ancora una volta l'obiettivo di avere un'aria pulita nei centri urbani italiani rimane un miraggio, continuiamo a registrare ancora forti e ingiustificati ritardi nel promuovere soluzioni trasversali – sottolinea – Serve quindi un cambiamento radicale a partire dal riscaldamento degli edifici, dall'industria all'agricoltura e la zootecnia fino alla mobilità, come già avvenuto in diverse città europee ".

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