Infiltrazioni mafiose al comune di Aprilia: giudizio immediato per l’ex sindaco e 18 imputati
![Il sindaco di Aprilia, Lanfranco Principi.](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/28/2024/07/Lanfranco-Principi-1200x675.jpg)
Il giudice per le indagini preliminari di Latina Francesco Patrone ha accolto la richiesta di giudizio immediato chiesto dalla procura per l'ex sindaco di Aprilia Lanfranco Principi e altri diciotto imputati, arrestati nell'ambito della maxi inchiesta dei carabinieri sulle infiltrazioni mafiose nel comune di Aprilia. L'udienza è fissata per il 10 giugno prossimo al Tribunale di Latina. Insieme a Lanfranco Principi, agli arresti domiciliari, compariranno davanti al giudice anche Luca De Luca, considerato il capo dell'organizzazione criminale, l'imprenditore Marco Antolini, Ivan Casentini, Luigi Morra, Antonino Ziino, Nabil Salami, Yesenia Forniti, Riccardo detto Roberto Venditti, Sergio Gangemi, Simone Amarilli, Sergio Caddeo, Antonio Fusco, Massimo Picone, Matteo Aitoro, Gianluca Vinci, Gianluca Mangiapelo, Gianluca Micheli, Gianluca Ambrosini e Giulia de Rosa.
L'ex sindaco accusato di concorso esterno in associazione mafiosa
Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, almeno 200 voti su 453 sarebbero stati ottenuti da Principi alla tornata elettorale precedente alla sua elezione, in cambio di assunzioni e lavori dati a imprenditori legati a organizzazioni mafiose aventi legami con la ‘ndrangheta. L'ex primo cittadino, che si è dimesso dopo l'arresto, avrebbe avuto legami con personaggi di spicco del mondo della criminalità organizzata, ai quali avrebbe elargito diversi favori in cambio di voti. Proprio per questo è stato arrestato: adesso deve rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa.
"Quello è il capo dei capi", così parlava Principi
Quando ancora non era sindaco, Lanfranco Principi avrebbe provato a convincere l'allora sindaco Antonio Terra a non costituirsi parte civile nel processo che vedeva imputati i fratelli Sergio e Giampiero Gangemi, e il boss Patrizio Forniti. "L'ultimo che ti ho detto è il capo dei capi, ma cattivo per dire cattivo", diceva Principi rivolgendosi agli altri politici. Non sapeva di essere intercettato dagli investigatori. "Noi non ci costituiamo per un cazzo, questa è una vicenda privata che non ci riguarda", aveva poi aggiunto. Un atteggiamento che gli inquirenti hanno ritenuto di omertà e sudditanza ma non per paura, ma per interesse a proteggere gli appartenenti all'organizzazione criminale.