Indagini congiunte tra Roma e Vaticano sul caso Emanuela Orlandi, il fratello: “Notizia positiva”
"È una cosa positiva che la Procura di Roma abbia acquisito atti dal Vaticano perché per la prima volta ci sarà una collaborazione, sempre negata in passato, tra Santa Sede e magistratura ordinaria". Lo ha dichiarato Pietro, il fratello di Emanuela Orlandi, in relazione alla notizia che i magistrati capitolini e quelli vaticani starebbero indagando insieme sulla quindicenne scomparsa ormai quarant'anni fa. Soddisfatta anche la legale Laura Sgrò, avvocata della famiglia Orlandi, che si è detta felice "che ci sia una cooperazione leale per la ricerca della verità. È una bella notizia, è quello che noi chiediamo da anni".
Il procedimento era stato avviato nel 2021 dopo che i familiari di Emanuela Orlandi avevano chiesto di eseguire "accertamenti sulla condotta dei magistrati della Procura di Roma con riferimento ai colloqui intercorsi con il Vaticano per il rinvenimento del corpo di Emanuela Orlandi".
In quell'occasione era stato ascoltato l'ex procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, titolare dell'indagine del 2015 e oggi in pensione, che in diverse trasmissioni televisive aveva dichiarato di aver incontrato due rappresentanti del Vaticano che gli "promisero di rivelare dove fosse il corpo" di Emanuela Orlandi.
Nell'indagine aperta dalla procura Vaticana, il sostituto procuratore Alessandro Diddi sta esaminando diversi documenti che in passato non sarebbero stati presi in considerazione. Il 12 aprile Diddi ha ascoltato per oltre otto ore Pietro Orlandi, che ha portato al colloquio numerosi elementi in suo possesso e che potrebbero essere utili alle indagini.
La speranza è che i documenti che il Vaticano sta esaminando possano portare a scoprire cos'è realmente successo a Emanuela Orlandi il 22 giugno 1983. Qualche settimana fa, il procuratore capo di Roma Stefano Lo Voiaveva espresso perplessità in tal senso, spiegando che ormai erano passati quarant'anni e non sarebbe stato facile scoprire qualcosa. "Dopo 40 anni non solo non è facile trovare elementi, ma nemmeno fare le pulci alle attività svolte dagli inquirenti dell'epoca perché ogni situazione, ogni indagine va contestualizzata", aveva dichiarato. "Quel che si poteva fare nel 1983 non è quello che si può fare ora e ciò spiega anche molte lacune nelle indagini. Di sicuro c'è che ci sono alcuni reati cosiddetti comuni, anche se gravi, in cui o la soluzione arriva in pochi giorni, oppure ci si impantana e dopo 30-40 anni ancora se ne discute".