Sistema Terracina: sul regno del fedelissimo di Giorgia Meloni ora indaga anche l’antimafia
Quei tanti omissis, presenti sull'ordinanza di custodia cautelare, fanno pensare che l'inchiesta si allargherà. Due indagini, una della procura di Latina e una della Direzione Distrettuale Antimafia Capitolina ancora in corso, fanno presagire che lo tsunami giudiziario che ha travolto Terracina potrebbe essere solo all'inizio. Incendi dolosi ai lidi e attentati incendiari alle automobili di imprenditori che volevano denunciare, estorsioni e intimidazioni alcune delle quali con il metodo mafioso.
Sotto la lente dei magistrati dell'Antimafia, infatti si sarebbero episodi di minacce e intimidazioni nei confronti di alcuni politici di zona e di dipendenti comunali che si erano opposti al "sistema Terracina". Nuovi elementi e indizi sono emersi durante gli ultimi interrogatori di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota nell'ambito dell'inchiesta "Free beach". Il ciclone giudiziario, che la settimana scorsa si è abbattuto sulla cittadina del litorale pontino ha fatto cadere il consiglio comunale dove la sindaca Roberta Tintari, è finita agli arresti domiciliari con altre cinque persone tra cui l'ex vicesindaco Pierpaolo Marcuzzi e il presidente del Consiglio comunale Gianni Percoco.
Nuovi spunti investigativi, che riguarderebbero appalti e affidamenti di aree demaniali, sono emersi durante alcuni dei cinque interrogatori degli indagati nei confronti dei quali, il tribunale di Latina ha emesso misure interdittive dall'attività lavorativa e di divieto di dimora nel territorio di Terracina. Le indagini ripartono proprio dall'accusa che la procura ha formulato nei confronti di Ivo Di Sauro, gestore del campeggio "Arcobaleno", al quale, secondo quanto si legge nell'ordinanza, erano state fornite informazioni che dovevano rimanere segrete perché oggetto di bando di gara non ancora reso pubblico, sui piani di utilizzazione dell'arenile.
La capitaneria di porto e i carabinieri, nel corso delle indagini hanno individuato altre irregolarità, da cui è scaturito un altro filone d'indagine. Tra le regalie offerte ai dirigenti pubblici, anche abbonamenti gratis in spiaggia, con tanto di ombrellone, sdraia a pranzo al dirigente del "Demanio Marittimo". Poche luci e tante ombre, invece, sono si sono manifestate durante l'interrogatorio di di Raffaele Graziani, amministratore della società "White Srl", che ha depositato ai magistrati una memoria contenente ventidue documenti tra sentenze, ricorsi giudiziari, ordinanze del Tar, decisioni del tribunale del Riesame che dimostrerebbero di come la complessità e la farraginosità delle procedure burocratiche adottate dal comune di Terracina servivano soltanto per favorire le cricche di imprenditori amici.
Autorizzazioni false, basate su requisiti inesistenti e di fatto cuciti su misura dei partecipanti è quanto invece spiegano le centinaia di pagine del provvedimento firmato dal gip di Latina. Il giro d'affari illegale, quantificato dagli inquirenti era da capogiro. Ha gettato acqua sul fuoco, invece, il tecnico Giuseppe Zappone, che dichiarandosi estraneo ai fatti contestati ha fornito spiegazioni ai magistrati sulla sua attività relativa alla progettazione degli arredamenti "spiaggistici", e quali erano state le metodologie con le quali lo stabilimento "Whitebeach" aveva ottenuto i permessi per aprire i battenti nelle stagioni balneari. Il gip ha accolto la richiesta della difesa, preso atto del parere favorevole del pubblico ministero, e revocato il provvedimento di divieto di dimora a Terracina per il geometra. Domani verranno ascoltati l'ex vicesindaco Pierpaolo Marcuzzi, Alberto Leone e l'imprenditore Giampiero La Rocca, che si trovano agli arresti domiciliari.