Incidente in diretta social, Ivan Marocco chiede scusa alla bambina e alla famiglia: “Non sono un mostro”
È il 10 settembre quando EI Dossi Abdelhafid, che sui social si fa chiamare Ivan Marocco, si va a schiantare alla guida di un Suvcontro un'altra vettura, su cui viaggiano una mamma con i suoi due figli. Rimangono tutti e tre feriti. Una delle bambine viene estratta dalle lamiere ed elitrasportata d'urgenza a Roma in codice rosso. Secondo quanto ricostruito l'uomo ha invaso la corsia opposta mentre procedeva ad alta velocità facendo una diretta su Instagram, provocando l'incidente. Sottoposto ai test per l'utilizzo di alcol e stupefacenti è risultato essere al volante alla guida (con un tasso alcolemico tre volte superiore il consentito), e di aver utilizzato sostanze stupefacenti.
Oggi l'uomo, classe 1993, decide di scrivere una lettera di scuse indirizzata alla testata giornalistica Frosinonetoday. "Non sono un mostro. Ho sbagliato e intendo pagare il mio debito con la giustizia e con la famiglia di Supino, coinvolta nell'incidente stradale da me causato. Ho fatto una pazzia, ma io stesso ho rischiato di morire nell'impatto, avendo quindi creato una situazione ben diversa da quella di coloro che, non rischiando nulla, mettono a repentaglio solo la vita degli altri, ma non la propria", si giustifica Ivan Marocco.
Poi il ventinovenne spiega di essere tutto tranne che uno sbandato, di lavorare da anni in una ditta, di mantenere i due genitori anziani che vivono con lui e di temere ora di tornare a casa dopo essere stato dimesso dall'ospedale e aver subito due operazioni perché l'abitazione è "presidiata da curiosi e da giornalisti", così da essere andato ad abitare per ora in un'altra abitazione anche per paura delle minacce di morte ricevute. "Io sono pronto a pagare o mio debito con la giustizia, Ma quella rappresentata dalla magistratura e non quella rappresentata, sommariamente, dal popolo", aggiunge per poi concludere: "Chiedo nuovamente scusa e perdono a tutti e accetterò serenamente, ma con tutte le garanzie di legge, la sentenza che verrà emessa nei miei confronti".