Inchiesta Terracina, Procaccini si assolve: “Così le persone perbene non si candideranno più”
Una risposta durissima agli inquirenti della procura di Latina ed uno scaricabarile sulla dipendente comunale. È stato questo il tono, autoassolutorio e tautologico assunto da Nicola Procaccini, ex sindaco di Terracina ed europarlamentare di Fratelli d'Italia, nel corso della conferenza stampa tenuta ieri dal politico indagato a piede libero nell'ambito dell'inchiesta "Free Beach", dove è finita agli arresti domiciliari anche la prima cittadina di Terracina, Roberta Tintari.
"Come sapete sono indagato per due fattispecie di reato che coinvolge 54 persone e che risale a febbraio 2021, la richiesta della procura al gip è del 24 febbraio 2021 e trova parziale accoglimento con l'ordinanza di sette giorni fa. Intercorre quindi – continua Procaccini – un anno e mezzo fra la richiesta e l'ordinanza. Due i reati per cui sono indagato: il primo, quello più grave di cui sono l' unico indagato, riguarda l'induzione indebita a dare e promettere utilità".
È stato questo l'incipit dell'incontro a cui hanno partecipato tutti i rappresentanti della stampa locale e di quella nazionale, in cui l'ex amministratore locale, con un piglio provato e preoccupato ha argomentato come avvenne il rilascio della licenza di spettacolo itinerante concesso alla giostra dell'Oasi Sea Park. L'ex sindaco di Terracina, ora Europarlamentare di FdI, che ha ricoperto la carica di primo cittadino dal 2011 al 2019, ha annunciato querele contro i giornalisti e attacchi all'indagine: "Non riesco a immaginare come una persona per bene possa candidarsi a sindaco o consigliere sapendo di rischiare in questa maniera".
"Sono indagato per il rimprovero che ho fatto a una dipendente comunale perché non faceva bene il suo mestiere e per questo rischio dai 6 ai 10 anni di carcere. Mi sembra di state dentro un film", ha dichiarato. Poi argomenta: "Pretendeva l'acquisizione della residenza nel comune di Terracina da parte del titolare dell'Oasi Sea Park per il rilascio dell'autorizzazione, rischiando, sicuramente in buona fede, di commettere una palese omissione in atti d'ufficio qualora non avesse considerato sufficienti le altre 3 opzioni previste nel d.M. 2007, cioè il luogo in cui i gonfiabili sarebbero stati installati o utilizzati per la prima volta o controllati dalle autorità comunali competenti". Per gli inquirenti però, e nella ricostruzione della diretta interessata, non si sarebbe trattato di un rimprovero per una svista, ma di pesanti pressioni.
Nessun riferimento durante l'incontro con la stampa all'Open Art Caffè di Terracina, all'inchiesta parallela dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia, che riguarda episodi violenti aggravati dal metodo mafioso che si sono verificati in quei territori dove sono rimaste coinvolte persone che si erano opposte ad alcune dinamiche imprenditoriali illecite, su cui però la procura mantiene ancora il più stretto riserbo. Le indagini riguarderebbero legami tra criminalità organizzata calabrese e del napoletano con alcuni imprenditori e alcuni politici, alla quale la criminalità avrebbe procurato voti e messo a disposizione uomini "cerniera" come mediatori tra mondo imprenditoriale, quello malavitoso legato alla , ‘ndrangheta e alla mala politica.