Incendio uccide 14mila tacchini, se ne salva solo uno: Lucky ora vivrà libero
Unico sopravvissuto su 14mila morti nell'incendio all'interno dell'allevamento a Farnese, ora vivrà libero fino alla fine della sua vita. La storia di Lucky è quella di un tacchino veramente fortunato, scampato al rogo che ha colpito un grande capannone all'interno del quale vivevano migliaia di esemplari allevati per la produzione della carne. Recuperato e portato al sicuro lontano dal terreno in cui era rinchiuso, sta bene, ora si trova da un privato che se ne prenderà cura amorevolmente e soprattutto, non verrà mai mangiato.
Trovato a vagare tra le macerie un attivista lo ha preso con sé
Una storia incredibile quella di Lucky, che Fanpage.it racconta grazie alle immagini in esclusiva ricevute dall'organizzazione internazionale Last Chance for Animals. Erano circa le ore si del mattino del 10 luglio scorso quando l'allevamento di circa 2mila metri quadrati nel territorio del Viterbese ha preso fuoco. Gli animali sono morti, arsi vivi. Tutti tranne uno. Un pullo di tacchino di circa 2/3 settimane trascorsi due giorni è stato notato mentre vagava intorno alle macerie. Era ormai da molte ore senza cibo né acqua e il suo stato era precario. Un attivista lo ha preso con sé e lo ha portato via. Tappa dal veterinario per accertarsi che non avesse bisogno di cure. Per lui è stato scelto un nome fortemente evocativo, che significa appunto "fortunato". La sua storia diffusa attraverso canali social dell'organizzazione animalista ha fatto breccia nel cuore di tantissime persone.
"Tragedie come queste non sono inusuali. Sono decine gli allevamenti andati a fuoco, per cause diverse, di cui abbiamo sentito parlare negli anni – commentano gli attivisti di Lca – Centinaia di migliaia gli animali, di specie diverse, accomunati da un destino unico. Morire atrocemente, arsi vivi. Per loro non sono previsti piani di salvataggio. Considerati “un prodotto” fino all’ultimo momento, per gli allevatori diventano solo una “perdita economica” come in questi casi, mentre invece servirebbe una grande empatia e sensibilizzazione verso casi come questi".