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Incendio al locale del Brasiliano a Ponte Milvio: indagini in corso, ipotesi dolo

In fiamme il dehor del ristorante Brazil Tapas Y Cocktails, locale di proprietà del Brasiliano, Massimiliano Minnocci, a Ponte Milvio. Indagini in corso.
A cura di Enrico Tata
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Incendio al dehor del locale Brazil Tapas Y Cocktails in via Riano, zona Ponte Milvio a Roma. Stando a quanto si apprende, intorno alle 4 della notte scorsa è andato in fiamme il tendone di copertura del ristorante di proprietà del ‘Brasiliano', Massimiliano Minnocci. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione Flaminia e della stazione Trionfale. Sul posto anche i vigili del fuoco del comando provinciale di Roma.

Le indagini sono in corso: l'ipotesi è si sia trattato di un atto doloso, ma per il momento i militari non hanno trovato alcun innesco.

Minnocci aveva inaugurato il suo locale a settembre. "È stata una serata spettacolare. Il momento più bello della serata quando ho visto mio padre che non mi guardava, stava con la testa bassa, in quel silenzi è come se mi avesse detto centomila parole e per me io ho vinto così, è come se mi avesse detto: Bello de papà gliel'hai fatta", erano state le sue parole.

Poi a dicembre è arrivato l'arresto con l'accusa di lesioni personali gravi per presunte violenze alla fidanzata. Sotto l’effetto di cocaina e alcol avrebbe prima insultato la ragazza e poi l'avrebbe presa a bastonate.

La versione della donna:

"Quando Massimiliano assume cocaina e, quando ha l’effetto down, inizia ad assumere birra; in questo momento inizia a affermare che lo prendo in giro, che gli rubo addirittura denaro e diventa aggressivo. Alzava sempre di più la voce e mi insultava dicendo che ero una bugiarda, un’infame e, quindi, mentre ero seduta sul divano, mi spintonava per farmi abbassare e impugnava un bastone, simile a una mazza, e mi colpiva violentemente sul braccio destro".

Stando a quanto si apprende, in carcere Minnocci ha ricevuto insulti, fischi e minacce dagli altri detenuti. E per questo i suoi legali hanno chiesto e ottenuto i domiciliari a casa dei genitori con l'applicazione del braccialetto elettronico.

Inizialmente il gip aveva disposto la detenzione in carcere, ritenuta necessaria "visto l'elevato rischio di recideva specifica", e considerato che, con le parole del giudice, "le esperienze precedenti ed i benefici concessigli non hanno esercitato alcuna efficacia deterrente: come emerge dal certificato del casellario giudiziale, egli ha beneficiato, per due volte, della pena sospesa".

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