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In volo dal Gianicolo a Regina Coeli: così i droni trasportano microtelefoni e cocaina in carcere

Droga, smartphone e microtelefonini nel carcere di Regina Coeli: secondo gli inquirenti i droni che li trasportano partirebbero dal Gianicolo.
A cura di Beatrice Tominic
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Stupefacenti, smartphone e, soprattutto, microtelefoni che, delle dimensioni del dito di una mano, possono essere nascosti ovunque e passare totalmente inosservati: questo il carico trasportato dai droni e scoperto nella maxi perquisizione di ieri mattina, martedì primo agosto, nel carcere romano di Regina Coeli.

Secondo gli inquirenti, dispositivi e sostanze stupefacenti, sia pure che sintetiche (inviate prontamente in laboratorio), sarebbero arrivate nell'istituto penitenziario del Lungotevere grazie all'utilizzo dei droni che si alzano in volo dal vicino Gianicolo. Non si esclude, però, riporta il Messaggero, che possano esserci delle "talpe", forse tra gli addetti ai servizi e fornitori esterni.

I microtelefonini rinvenuti nel blitz

Piccoli, facili da nascondere eppure funzionali per garantire contatti esterni fra il mondo esterno e i detenuti: sono almeno 10 i microtelefonini scoperti nel corso del blitz a Regina Coeli nella mattina di ieri. A procurare i microdispositivi sarebbero gruppi affiliati con le ‘ndrine calabresi che operano nella Capitale.

Riuscire ad acquistare questi dispositivi non è difficile: reperirli è semplice e sono in vendita anche online, spesso arrivano dalla Cina. Prima di farli arrivare in prigione, però, spesso vengono modificati per renderli indecifrabili. Riuscire a farli entrare in carcere non è semplice: vengono incollati nelle suole delle scarpe da ginnastica, nascosti nelle scatole di biscotti o inseriti nelle parti intime.

Regina Coeli nel caos

Oltre alla presenza dei microtelefonini utilizzati dai detenuti, come anticipato nel carcere la droga diventa una merce di scambio potentissima: viene utilizzata per richiedere favori o benefici, ma spesso è la causa di molti degli scontri che si verificano fra i detenuti. Le colluttazioni fra detenuti, così come le aggressioni al personale della polizia penitenziaria, non sono rare. Basti pensare che, poco più di un mese fa, è scoppiata una maxi rissa che ha coinvolto 60 detenuti e ferito 10 agenti.

"Regina Coeli si ritrova a essere terra di nessuno: è solo grazie agli agenti, in numero ridotto del 40%, se è possibile fronteggiare le tante violenze, aggressioni e azioni illegali, ma non è facile", hanno dichiarato dall'Unione sindacati di polizia penitenziaria, che da tempo chiede un impegno concreto da parte del ministero della Giustizia e del Dap Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

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