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L'omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro

In carcere i Bianchi preoccupati per il reddito di cittadinanza: “È a nome di papà, non lo bloccano”

Marco Bianchi è stato intercettato in carcere mentre parlava con il fratello, preoccupato perché si parlava del reddito di cittadinanza percepito illegalmente. Come riportato da la Repubblica, la Guardia di Finanza ha notificato l’avviso di chiusura indagini ai genitori dei Bianchi e di Belleggia, che ora rischiano il processo.
A cura di Natascia Grbic
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"So tutte cazzate, mica lo pigli tu a nome tuo tutto quanto, lo piglia papà. La Finanza non ha bloccato gnente". Questa frase è stata pronunciata dal fratello maggiore dei Bianchi, che andato a trovare Marco in carcere lo ha rassicurato sul fatto che il reddito di cittadinanza percepito dalla sua famiglia non sarebbe stato toccato. L'intercettazione, riportata oggi da la Repubblica, è stata fatta dai carabinieri che indagano sul caso dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte. Parole che mostrano la preoccupazione dei ragazzi per quel reddito, che da subito è finito nel mirino della Guardia di Finanza: il sospetto, dato il tenore di vita di Gabriele e Marco Bianchi, è che non ne avessero diritto. E così, dopo mesi, si sono chiuse le indagini a carico delle famiglie del branco di Artena: le fiamme gialle, come riportato da la Repubblica – hanno notificato l'avviso di chiusura indagini ai genitori dei fratelli Bianchi e ai genitori di Francesco Belleggia, anche lui accusato di omicidio volontario per la morte del 21enne di Paliano. Dei 33mila euro percepiti dagli indagati, sono 29mila quelli che devono essere restituiti.

La droga alla base del tenore di vita dei Bianchi

Orologi e vestiti di lusso, vacanze in barca, soggiorni a Ponza in resort esclusivi: i profili social di Marco e Gabriele Bianchi mostrano un tenore di vita molto elevato. Troppo per due persone senza lavoro e nullatenenti. Dove prendevano i soldi per le vacanze a Ponza, come facevano ad avere orologi e gioielli da migliaia di euro? Da subito le indagini della Guardia di Finanza si sono concentrate sul reddito di cittadinanza, che si è scoperto era percepito dai genitori dei ragazzi. Secondo gli accertamenti è emerso che non ne avevano diritto. Si è poi scoperto che alla base del tenore di vita di Marco e Gabriele Bianchi non c'era il lavoro, ma un'attività ben più proficua: lo spaccio di droga, per il quale sono stati recentemente condannati. I due, insieme ad altre persone, erano a capo di un gruppo criminale che riforniva di stupefacente non solo Artena, ma anche i comuni limitrofi. I Bianchi poi, erano noti in tutta la zona perché si occupavano anche di recupero crediti per debiti di droga: chi doveva qualche soldo, anche di poche decine di euro, veniva picchiato violentemente dai due, esperti di arti marziali sempre pronti a menare le mani e mostrare la forza del branco.

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