Immaginate di essere un bambino che abita a Tor Bella Monaca, magari in via dell'Archeologia.
Sono gli ultimi giorni di vacanze prima di tornare a scuola. Si può dormire ancora fino a tardi, forse dopo si fanno un po' di compiti o si va a giocare all'aria aperta godendosi queste ultime giornate di libertà. Si comprano i quaderni nuovi, si vede cosa serve per tornare in classe, i genitori fanno i conti delle spese.
Nella tua cameretta dalla finestra entrano le luci di decine di lampeggianti blu. Si sentono urla e ordini. Ti alzi e guardi dalla finestra cosa accade. Mamma e papà anche si alzano e sono preoccupati. Il rumore dell'elicottero è assordante, lo conosci ormai, sai cosa sta succedendo. Ti affacci alla finestra e vedi degli uomini armati con un mitra a tracolla, sono vestiti di nero, in testa un casco. Uno di loro alza lo sguardo, indossa un passamontagna sotto la visiera. Sembrano i personaggi dei videogiochi che ti piacciono tanto.
Passa qualche minuto e si sentono i colpi delle mazzette che sfondano le porte delle cantine. Cercano, droga, armi, soldi, non è la prima volta che succede. Il vicino di casa intanto in una casa occupata urla, minaccia, sbraita. I figli sono tuoi amici. Senti i pianti.
La polizia arriva al tuo pianerottolo. Bussano alla porta. Mamma e papà aprono e mostrano il titolo con cui abitano nella casa popolare. Tutto a posto, se ne vanno. Vanno dal vicino e lo identificano e lo denunciano, gli dicono che se ne deve andare subito. I tuoi amichetti vengono a casa tua. Sono tristi, ti guardano forse con un po' d'invidia a te che sei uno "regolare" che hai il "titolo" per vivere lì. Provi a distrarli, tentano di non piangere davanti a te.
I grandi parlano, le cose vanno male. I vicini non sanno proprio dove andare . "Ma non vi danno un posto?". "Ma mica siete mafiosi oh, non avete ‘na casa tutto qua…". "Mi dispiace qua non potete restare, non c'entriamo manco noi". "E mo i ragazzini come fanno con la scuola?".
Le righe sopra sono un breve racconto di fiction, ma perfettamente verosimile. Oggi a Tor Bella Monaca sono intervenuti cinquecento agentitra vigili, polizia, carabinieri, guardia di finanza. È arrivato il sindaco accompagnato dal prefetto. Le chiamano "operazioni ad alto impatto", ma quando se ne andranno dopo qualche ora tutto ricomincerà come prima. Le vedette saranno casomai sostituite, i corrieri torneranno a muoversi, si stabiliranno nuovi nascondigli e i cassieri ricominceranno a contare i soldi.
Ci vuole ben altro per smantellare l'economia della droga, la war on drugs non ha mai funzionato, in nessun paese del modo.. Lo Stato dice di voler far sentire la sua presenza, di non voler mollare la presa. Ma le operazioni spettacolari come quelle di questi giorni servono solo ai politici per rassicurare gli elettori degli altri quartieri, mentre chi vive in queste periferie si trova ancora una volta umiliato e spaventato. Perché distinguere i buoni dai cattivi, quando si vive in un contesto di deprivazione materiale e culturale non è sempre semplice. Perché i bambini che vivono in una casa occupata per necessità, sono i tuoi amici, non sono dei criminali. E cosa può pensare un ragazzino o un adolescente dello Stato che si manifesta in questo modo, e per il resto del tempo non c'è quasi mai?
Un'operazione ad alto impatto contro le mafie nei quartieri popolari delle grandi città? Reintrodurre ed estendere il reddito di cittadinanza, pensare lo Stato come erogatore di ultima istanza di posti di lavoro utili alla cura del territorio e della comunità, diritto alla casa garantito davvero a tutte e tutti.