“Ho sentito i rumori e sono entrata”: il ruolo della madre di Mark Samson nel femminicidio di Ilaria Sula

Che Mark Samson non avesse potuto fare tutto da solo e alla luce del sole, dall'accoltellare e uccidere la ex fidanzata Ilaria Sula al far sparire la valigia contenente il copro, gli inquirenti lo sospettavano da tempo. Soltanto ieri, nel pomeriggio di lunedì 7 aprile, mentre a Terni si celebrava il corteo funebre, a Roma si svolgeva l'interrogatorio alla madre del giovane che ha ammesso le sue responsabilità. "L'ho aiutato a ripulire la casa e a togliere le tracce di sangue", ha spiegato.
Così sono scattate le indagini formali, per concorso in occultamento di cadavere. Diversamente, invece il padre di Mark Samson al momento sarebbe estraneo a quanto accaduto. Sembra infatti che l'uomo non fosse presente nelle ore in cui la giovane è stata uccisa. Se poi sia stato coinvolto, nei suoi confronti potrebbe configurarsi il reato di favoreggiamento che, però, non è contestabile a un parente diretto.

Nel frattempo non si ferma il lavoro sul caso: "La procura lavora 24 su 24, non possiamo che ringraziarli", ha spiegato l'avvocato Giuseppe Sforza che assiste la famiglia Sula, al termine della processione che ha accompagnato ieri il feretro di Sula dalla sua casa di Terni al cimitero. "Non so come abbia potuto uccidere il mio angelo", è stato il commento del papà di Ilaria.
La mamma di Mark non voleva Ilaria a casa sua
Convocata nei giorni scorsi dagli inquirenti, non aveva nascosto l'antipatia che provava nei confronti di Ilaria Sula: "Non volevo averla in casa, lo distraeva dallo studio", ha ammesso. Ma quella che sembrava essere una malcelata acredine verso la fidanzata del figlio, dopo qualche giorno ha portato gli agenti ad approfondire ancora di più la sua posizione, a convocarla in un nuovo interrogatorio al termine del quale hanno proceduto con l'ingresso formale nel registro degli indagati.
"Ho sentito dei rumori e sono entrata in camera di Mark", avrebbe riferito la donna a chi indaga, trovando il figlio e il corpo della giovane, senza vita. Poi avrebbe agito: "Ho aiutato mio figlio a ripulire le macchie di sangue in casa", ha poi precisato, nel corso dell'interrogatorio di quattro ore.
In che modo la mamma di Mark lo ha aiutato dopo l'omicidio
Una volta ottenuta la confessione da parte della madre di Mark Samson, il lavoro degli inquirenti non si è arrestato. Da chiarire ancora se, oltre alle pulizie nell'appartamento di via Homs, nel quartiere Africano, la donna abbia avuto un ruolo più rilevante nel liberarsi del corpo. Chi indaga, infatti, non esclude che possa aver aiutato il figlio a nascondere il corpo della giovane, prima avvolgendolo in un sacco nero e poi nella valigia, poi gettata nel dirupo ad una quarantina di chilometri da Roma.

Cosa non torna nel racconto del femminicidio
Molti altri aspetti, inoltre, sono da chiarire. Spetta a chi indaga, infatti, accertare il preciso momento del femminicidio. Secondo quanto sostenuto dallo stesso Samson, sarebbe avvenuto fra le 11 e le 14 del 26 marzo, dopo una notte trascorsa insieme nell'appartamento del quartiere Africano, con un coltello portato in camera insieme alla colazione.
Una circostanza che, però, secondo gli inquirenti sarebbe ancora da confermare: le celle agganciare dal telefono della vittima, di cui poi si è impossessato lo stesso Samson che si è finto Ilaria Sula in messaggi e post sui social, inoltre, non coinciderebbero neppure con la spiegazione. Tabulati che, inoltre, confermerebbero la presenza della donna in casa al momento del delitto e nelle ore immediatamente successive.