Il turista rimasto in attesa dell’ambulanza per 3 ore: “Prima che arrivasse, abbiamo fatto 29 chiamate”
Pronto soccorso nel caos e ambulanze fuori uso a causa del blocco della barella: così si presentano gli ospedali laziali e romani negli ultimi giorni. Emblematico il caso del turista rimasto in attesa dell'ambulanza per tre ore nella centralissima stazione di Roma Termini, principale snodo ferroviario della capitale. "Ma è una situazione grave in tutta Italia", sottolinea raggiunto telefonicamente da Simona Berterame per Fanpage.it. "Sono caduto dalle scale mobili e sono rimasto sdraiato a terra per tre ore e mezza, nonostante i solleciti: abbiamo chiamato 29 volte prima che arrivasse l'ambulanza".
Il racconto del turista milanese
"Mi trovavo nella metropolitana insieme a mia moglie e mia sorella, dovevamo prendere il treno alle 13.10, erano le 11 e abbiamo deciso di andare nella sala d'attesa di Italo prima della partenza – racconta il turista a Fanpage.it – Siamo saliti sulla scala mobile con le valigie, si vede che qualcuno ha toccato uno dei bagagli passando per le scale mobili. Deve aver fatto sballottare mia moglie che è caduta addosso a me e io, a mia volta, sono precipitato all'indietro fino a ritrovarmi alla fine delle scale mobili".
Bloccato per tre ore in attesa dell'ambulanza
L'uomo è stato soccorso immediatamente: "Si sono accorti dell'emergenza e hanno fermato la scala mobile: è una fortunata, altrimenti non so come sarebbe andata a finire", precisa. "C'erano dei poliziotti in borghese che hanno subito chiamato l'autoambulanza. Io sono rimasto giù, sdraiato per terra, perché non mi potevo muovere".
"È una vergogna – continua – Ho trascorso così tre ore e mezza: sempre nella stessa posizione perché avevo la rotula del ginocchio girata e muovendomi avrei rischiato di fare peggio. Il personale di Italo mi ha chiesto se volessi qualcosa da bere. Nel giro di tre ore e mezza ho fatto 29 solleciti. E soltanto dopo quelle 29 chiamate è arrivata l'ambulanza".
L'arrivo in ospedale
Non appena salito in ambulanza è stato trasportato all'Umberto I. "Mi hanno detto che non potevano farmi la radiografia perché mi trovavo in barella. Così mi hanno spostato su una sedia a rotelle: non capisco che differenza faccia – si chiede – Comunque è passata un'altra ora prima della radiografia: di rotto per fortuna non c'è niente, solo il menisco è uscito, la rotula è fuori", specifica.
"Una volta entrato in ambulanza nessuno mi ha chiesto nulla, sembra non mi interessasse – continua – Alla fine ho perso più tempo ad aspettare l'autoambulanza che in ospedale il mio turno per la visita. Dopo le cure sono stato mandato a casa. E il personale di Italo con il referto dell'ospedale ci ha cambiato il biglietto il biglietto di ritorno". Poi conclude: "Avevamo passato cinque giorni bellissimi, l'ultima ora ci ha rovinato la vacanza. Non sono arrabbiato, si vede che doveva succedere ed è successo, può capitare un imprevisto. Ma attese così lunghe sono una vergogna".
Perché l'attesa dell'ambulanza è stata così lunga
Un colpo di sfortuna? Purtroppo quello del ritardo delle ambulanze non è una novità. Lo avevamo già segnalato lo scorso anno e da fine novembre i sindacati sono tornati a parlarne: è allarme per un nuovo blocco delle ambulanze nei pronto soccorso romani. "Qualche giorno fa si stimavano almeno 20 mezzi bloccati contemporaneamente negli ospedali: i pazienti soccorsi vengono trattenuti in barella al pronto soccorso, ma senza la barella le ambulanze non possono ripartire. Questo è un fenomeno che torna ciclicamente alla ribalta, occorre trovare soluzioni – ha dichiarato ieri a Fanpage.it Alessandro Saulini, segretario NurSind Ares 118 – La causa non è da ricercare in quanto accaduto qualche giorno fa all'ospedale di Tivoli: nelle situazioni emergenziali, come in questo caso, Ares 118 dimostra di essere in grado di funzionare pienamente. Il problema è nelle situazioni ordinarie: occorre implementare i mezzi e adottare una revisione di alcune procedure operative prima fra tutte quella relativa alla decisione dell'ospedale di destinazione del paziente soccorso, la cosiddetta soglia".