Il rider aggredito dai ragazzi: “Ho paura di perdere la vista, perché mi hanno picchiato?”
Erano le 4 di mattina di sabato scorso quando Mohammed Azimi, rider di Glovo, è stato picchiato da una gang di una quindicina di ragazzi fra i 18 e i 20 anni in piazza delle Cinque Lune, in pieno centro di Roma, alle spalle piazza Navona e poco distante dalla sede del Senato della Repubblica, Palazzo Madama. Il rider, un 30enne fuggito dalla guerra in Afghanistan, era arrivato a Roma per cercare un futuro diverso da quello che avrebbe potuto offrirgli il suo Paese. Una volta arrivato in Italia ha iniziato a lavorare come rider, corriere che fa le consegne pedalando a bordo della sua bicicletta, fino allo scorso weekend, quando è stato aggredito.
"Finalmente le cose stavano andando bene per la mia famiglia e stavo riuscendo a guadagnare abbastanza con enormi sacrifici. Per non perdere le varie ordinazioni spesso non pranzavo, però lo stipendio era buono, ma adesso non so cosa farò", ha dichiarato nel corso di un'intervista pubblicata oggi su Il Messaggero. Poi confida anche la sua più grande paura: "Già non vedevo ad un occhio, adesso ho paura di diventare completamente cieco."
L'aggressione
L'aggressione al rider è avvenuta durante la notte fra sabato e domenica. Ha trovato un gruppo di ragazzi sul suo percorso ed ha chiesto loro di spostarsi per farlo passare: è stato in quel momento che lo hanno iniziato a picchiare. Prima gli è arrivata una bottigliata in volto, con una bottiglia di vetro, poi i calci e i pugni fino a perdere conoscenza. Il 30enne si è risvegliato soltanto in ambulanza, circondato dai medici e dai carabinieri e, quando ha compreso che il sangue che scorreva sul volto usciva dall'occhio sano, ha iniziato ad avere paura di perdere la vista.
La paura di perdere la vista
È questo il grande timore con cui ha iniziato a convivere Azimi dopo l'aggressione: "Ho paura di perdere la vista: dopo l'aggressione e la frattura all'altro occhio temo per il mio futuro. Per quello della mia famiglia, per la mia vita."
La vita del 30enne, però, sta per essere completamente stravolta: "Sono affranto, mi avessero colpito sull'occhio malandato avrei potuto accettarlo. Adesso, invece, mi hanno detto che mi dovranno operare se tutto va bene: ho una frattura intorno all'occhio sano e già mi hanno detto che non vedrò più bene come prima – ha continuato – Come faccio a guidare la bici e a fare consegne? Chi sfamerà la mia famiglia, ho una moglie incinta, una figlia di un anno e mezzo?"
L'aggressione
Nonostante la perdita di conoscenza, infine, ricorda bene l'aggressione: "Era la mia 15esima ora lavorativa, ho ritirato il cibo dal McDonald, sono andato verso l'uscita, dove c'era un po' di fila e ho chiesto il permesso di uscire. Questa comitiva di ragazzi, però, mi ha guardato male e l'ultimo non mi ha fatto passare – racconta – Gli ho detto che dovevo andare che il pacco che dovevo consegnare si sarebbe raffreddato e mi è arrivata la bottigliata, poi mi sono saltati addosso, sono caduto a terra. Non ricordo altro."
Il ricordo successivo della nottata è in ambulanza, quando è stato trasportato al Santo Spirito: "Mi hanno detto che le ferite erano gravi, non per la vita, ma per la vista; che ho una frattura frontale che dovrebbe ricomporsi da sola o con un intervento. La vista ne risentirà: adesso ho il terrore di cadere, già non vedevo ad un occhio." A causa della ferita, gli sono stati dati 30 giorni di prognosi con riposo assoluto: "Ho dolori da tutte le parti. Non riuscirei nemmeno a guidare la bici. Ma perché mi hanno picchiato?".
Poi conclude: "Facevo tantissime consegne, molte agli anziani: porto le medicine, faccio la spesa. È lavoro, ma in qualche modo aiuto queste persone – dice – È come se io avessi aiutato i nonni di quelli che mi hanno picchiato e questo è quello che mi hanno restituito."