Il ricordo del delitto Matteotti, il suo condominio non vuole la nuova targa proposta dal Comune
Il 10 giugno 2024 ricorre il centenario del delitto del segretario del partito socialista unitario Giacomo Matteotti. Quel giorno il deputato uscì dal palazzo dove abitava, nel quartiere Flaminio a Roma, via Giuseppe Pisanelli, e venne ucciso da una squadra fascista.
Sul muro dell'edificio c'è una targa (non ufficiale e apposta senza alcuna autorizzazione) che ricorda l'accaduto, ma il Comune di Roma vuole sostituirla con una nuova e per questo ha chiesto un parere urgente all'assemblea di condominio. La risposta, riporta il quotidiano La Repubblica, è stata negativa: i condomini vogliono tenersi la targa che già c'è e non vogliono sostituirla con un'altra.
Il testo che si legge attualmente sul muro del civico 40 di via Pisanelli è questo:
qui abitava Giacomo Matteotti quando uscendo di casa, il 10.6.1924, andò incontro alla morte
Il nuovo testo, proposto dal Campidoglio d'accordo con il municipio e la Fondazione Matteotti, sarebbe invece il seguente:
in questa casa visse Giacomo Matteotti (1885-1924) fino al giorno della morte per mano fascista. Roma pose cent'anni dopo in memoria del martire del socialismo e della democrazia.
La targa del Comune di Roma, in travertino romano ottanta centimetri di larghezza per novanta di altezza, sarebbe molto più grande rispetto a quella che c'è attualmente, ma i condomini hanno deciso che non vogliono sostituirla e, a quanto pare, il loro parere è vincolante. Tra l'altro l'obiettivo del Campidoglio era quello di inaugurare la nuova scritta proprio nel giorno dell'anniversario del delitto, il prossimo 10 giugno.
La vecchia targa fu apposta dall'architetto Paolo Marocchi, inquilino del quinto piano del palazzo di via Pisanelli (Matteotti viveva con la famiglia al quarto piano). Quindici anni fa, senza alcuna autorizzazione, Marocchi chiese a un marmista di realizzare la scritta, che costò appena 200 euro, e la fissò sul muro accanto all'ingresso del palazzo. L'episodio è stato raccontato dallo stesso architetto nel suo libro ‘Io vi accuso. Giacomo Matteotti e noi'.