Il pasticcio di piazza Bainsizza: l’ex rimessa Atac in mano ai privati per un errore di Raggi

Una superficie complessiva di oltre 8mila metri quadrati al chiuso e 7mila metri quadrati di aree scoperti. La base d'asta per l'ex deposito Atac di piazza Bainsizza, quartiere Prati, partiva da 13milioni di euro. Per soli 100mila euro di differenza Roma Capitale è stata battuta da un'imprenditore privato, un'azienda collegata alla Fondazione Memmo, una fondazione privata che si occupa di mostre dedicate all'arte contemporanea. Per il Campidoglio quel luogo sarebbe potuto diventare un deposito per i bus elettrici.

"La location di piazza Bainsizza era irripetibile proprio perché nella zona centrale e settentrionale della città era l’unica sede logisticamente attrezzata per il progetto full green, sul quale puntiamo per cambiare il Tpl romano”, ha spiegato l'assessore capitolino ai Trasporti, Eugenio Patanè. Secondo l'assessore la precedente amministrazione a guida 5 Stelle non ha ufficializzato proposte per l'acquisizione in tempo utile per esercitare "una sorta di diritto di prelazione" che avrebbe evitato l'asta e in secondo luogo, ad asta aperta, non avrebbe secretato la propria offerta con il relativo rialzo. Questo ha permesso ai privati di superare facilmente l'offerta. "Quando ci siamo insediati, dunque, la procedura era già ampiamente compromessa, ma nonostante questo abbiamo deciso di partecipare all’asta dando mandato al Direttore del Patrimonio di produrre rialzi fino al massimo dell’offerta consentita dalla perizia commissariale. Questo però non è stato sufficiente a far deflettere possibili concorrenti”, ha spiegato ancora Patanè.

Per tentare di salvare la situazione le associazioni di quartiere hanno lanciato una petizione affinché "il ministero della Cultura faccia subito la stessa offerta presentata dai privati nell'asta, per acquisire il deposito in prelazione. Si può fare, si deve fare perché l'ex deposito di piazza Bainsizza è soggetto a vincolo di interesse culturale (decreto n.139 del 10/12/2013) e pertanto il Ministero della Cultura può esercitare, entro 60 giorni, il diritto di prelazione". Il coordinamento Insieme17, "coordinamento civico di singoli cittadini ed Associazioni nel territorio dell'ex Municipio XVII", ribadisce che "che l'asta si poteva e doveva evitare, neutralizzandola con l'offerta corrispondente alla stima commissariale dell'immobile. Tanto bastava per la sua acquisizione con procedura concordataria. Questa ‘dimenticanza' ha invece esposto l'Amministrazione pubblica ad una sconfitta certa, perché il concorrente privato sapeva quale sarebbe stata l'offerta (è pubblica) e infatti ha presentato un rialzo minuscolo (100 mila euro su un importo di 16,1 milioni) vincendo l'asta col minimo sforzo".


Per l'ex assessore all'Urbanistica, Giovanni Caudo, la mancata acquisizione dell'ex deposito "è una ferita aperta per la città". Secondo l'esponente di Roma Futura "si poteva evitare tutto questo e lavorare per lasciare nel perimetro pubblico questo bene e riportare la rimessa all’interno del patrimonio comunale attraverso il riacquisto e pagando ad Atac il valore equivalente.La procedura di concordato decisa dalla precedente amministrazione è stata un errore e ha visto i romani prima rinunciare ai debiti che l’Atac vantava con il Comune, poi rifinanziarla con risorse economiche e ora bisognerà pagare l'affitto di un deposito dove alloggiare i bus full electric che dovrebbero servire il centro storico. Un danno da qualunque lato lo si guardi. Nel 2014, da assessore all’urbanistica proposi una delibera che estendeva la destinazione d’uso di quell’immobile non solo per la mobilità ma anche ad attrezzature pubbliche. Bastava continuare su quel percorso per non perdere la rimessa nel quartiere Vittoria".
