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Il Partito Democratico vuole chiudere il carcere di Regina Coeli

Nello storico istituto carcerario capitolino mancano spazi idonei e programmi di reinserimento per i detenuti, con il sovraffollamento arrivato al 150%. Una struttura vecchia e ormai inadeguata. Per questo il Partito Democratico ha chiesto con una mozione al sindaco Gualtieri, di impegnarsi per la chiusura del penitenziario.
A cura di Simone Matteis
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Il carcere di Regina Coeli deve chiudere i battenti.  È questo il cuore della mozione presentata dalle consigliere del Pd Cristina Michetelli e Claudia Pappatà durante la seduta straordinaria del Consiglio comunale tenutasi proprio all’interno dello storico istituto penitenziario romano ai piedi del Gianicolo. Alla luce dei gravi problemi strutturali e della carenza di personale e mezzi adeguati,  il gruppo dem al Campidoglio ha dunque chiesto in via ufficiale al sindaco Roberto Gualtieri di valutare l'idea di chiudere definitivamente il carcere impegnandosi "presso il Governo e, in particolare, presso il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio".

Il problema del sovraffollamento, tra aggressioni e suicidi

Il carcere di via della Lungara è considerata una delle strutture penitenziarie più complesse del Lazio. Come rilevato dall'ultima indagine dell’Associazione Antigone, datata 30 agosto, Regina Coeli può contenere fino a un massino di 615 carcerati ma ne conta al suo interno ben 1.009, tutti uomini, di cui 518 stranieri. Una situazione di sovraffollamento insostenibile che nell'ultimo periodo ha fatto registrare anche diverse aggressioni a danno degli agenti di Polizia Penitenziaria e ben tre suicidi, l'ultimo nel mese di marzo.

Secondo la consigliera Michetelli, “circa la metà delle persone detenute a Regina Coeli è in attesa di giudizio, spesso si tratta di gente che non ha una residenza per scontare gli arresti domiciliari o di persone che si sono macchiate di reati lievi e, quando arriva la pena, hanno abbondantemente scontato il tempo di reclusione stabilito dai giudici”. Dal Pd precisano che l’idea di presentare una mozione per la chiusura di Regina Coeli, dove il tasso di sovraffollamento è arrivato a sfiorare il 150% della sua effettiva capacità ricettiva, "rientra in un contesto più ampio di riorganizzazione delle carceri del territorio capitolino".

Mancano gli spazi per il reinserimento dei detenuti

Oltre alla capienza ben al di là dei limiti, sull'istituto gravano altri pesanti problematiche. A seguito del blocco dei trasferimenti adottato durante la pandemia, negli ultimi due anni il numero di detenuti condannati in via definitiva è cresciuto sensibilmente, attestandosi attualmente intorno alle 400 persone. Data la sua collocazione all'interno di un edificio storico in pieno centro città, il carcere soffre di gravi carenze strutturali sia negli ambienti detentivi che in quelli comuni. Il rapporto Antigone evidenzia l'assenza di uno spazio verde e di una palestra, oltre all'impossibilità di svolgere attività di formazione professionale né attività sportive, in contrapposizione a quanto previsto dall'articolo 27 della Costituzione, che prevede e promuove percorsi di recupero e di reinserimento sociale per i detenuti in strutture idonee.

Per quanto riguarda le sezioni detentive, mentre alcune (V – VI) sono state recentemente ristrutturate e pertanto si presentano in buone condizioni, altre vivono forti criticità. Nella VII, che ospita diverse tipologie di detenuti con divieti di incontro col resto della popolazione carceraria, le persone sono chiuse in celle anguste e sovraffollate per 23 ore al giorno. L’VIII sezione, fatiscente e priva di riscaldamenti, necessita da anni di seri interventi di manutenzione. Il reparto psichiatrico, ospitato all'interno della II sezione, versa in condizioni igieniche inaccettabili. Le camere di degenza al primo e secondo piano del centro clinico, pur ampie, sono prive di ogni arredo.

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