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Il Mostro di Roma: la storia di Gino Girolimoni, accusato di aver violentato e ucciso 7 bambine

Tra il 1924 e il 1927 vengono violentate sette bambine, cinque di queste vengono uccise. Per lungo tempo il Mostro di Roma – come viene rinominato dalla stampa – è identificato nella figura di Gino Girolimoni, un fotografo che all’epoca aveva 38 anni. Nonostante non ci fossero prove a suo carico l’uomo venne sempre identificato con il pedofilo e assassino.
A cura di Paola Palazzo
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Fece scalpore nel 1982 la storica intervista fatta da Enzo Biagi al giornalista Indro Montanelli per il programma "Questo secolo". Una frase risalta particolarmente all'orecchio dell'ascoltatore, quando Montanelli, confessando di aver sposato una ragazza etiope di 12 anni, si giustifica: "Aveva dodici anni, ma non mi prendere per un Girolimoni". E per Girolimoni, Montanelli intende "pedofilo". Un modo dire la cui storia inquietante risale ad una serie di omicidi avvenuti nella Capitale tra il 1924 e il 1927 . Le vittime furono tutte bambine e per lungo tempo il colpevole, conosciuto come il mostro di Roma fu identificato nella figura di un uomo: Gino Girolimoni. Dopo lunghi anni emerse la verità, ovvero che l'uomo non aveva nulla a che fare con gli omicidi e gli stupri.

 Le indagini sul Mostro di Roma

Sette bambine sono state rapite e violentate, cinque di loro sono morte. I cittadini sono spaventati e temono possa succedere ancora. Il mostro deve essere trovato a tutti i costi. La pressione dell'opinione pubblica e dei media è tale che le indagini passano in secondo piano e la polizia arresta il primo malcapitato. È Gino Girolimoni, fotografo di 38 anni. Ma il suo volto e la sua statura non corrispondono affatto alle testimonianze raccolte dagli investigatori. Non importa, perché finalmente il "mostro di Roma" è stato catturato. Ad annunciarlo è l'Agenzia stampa Stefani, il 9 maggio 1927. Girolimoni finisce per quattro mesi in isolamento nel carcere di Regina Coeli. Gli inquirenti tentano invano di fargli confessare un crimine mai commesso. Non ci sono prove concrete che attestino la sua colpevolezza. Così l'8 marzo del 1928, Girolimoni viene prosciolto "per non aver commesso il fatto". I giornali, questa volta, non vi prestano troppa attenzione. Intanto, la reputazione di Gino Girolimoni è compromessa per sempre. Durante la detenzione di Girolimoni, il commissario Giuseppe Dosi si interessa al caso e riesce a farlo riaprire. Nel corso delle indagini, individua come presunto colpevole degli omicidi il pastore anglicano Ralph Lyonel Brydges, su cui gravavano precedenti per molestie su minori. In casa sua vengono trovati oggetti rilevanti, alcuni dei quali riportano ai luoghi dove le bambine sono scomparse. Ma Brydges non viene mai accusato: mancano ancora troppi indizi e l'Italia è schiacciata dalla forte pressione diplomatica della Gran Bretagna. Il mostro di Roma non verrà mai trovato.

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Le sette bambine vittime del mostro di Roma

È il 31 marzo 1924. Nel tardo pomeriggio Emma Giacomini, di quattro anni, sta giocando in un giardino pubblico nei pressi di Piazza Cavour insieme ad altri bambini. Le mamme e le tate li osservano da lontano mentre scambiano qualche chiacchiera. All'improvviso Emma sparisce. Nessuno la vede più. Poche ore ore dopo viene ritrovata a Monte Mario. È viva, ma sul corpo ci sono evidenti segni di violenza. I giornali riportarono la notizia e parte la caccia al responsabile. Persino Benito Mussolini, per evitare che venga intaccato il prestigio del regime, sollecita le ricerche. Pochi mesi dopo, a giugno, succede ancora. La vittima è una bambina di tre anni, Bianca Carlieri. Il giorno della sua scomparsa, Bianca si trova con i suoi amici nei pressi di casa, su via Gonfalone. Una sua amica racconterà in seguito di averla vista allontanarsi insieme ad un giovane uomo vestito di un abito grigio. Della piccola non si sa più niente fino al giorno dopo la sua scomparsa. Viene ritrovata morta, strangolata, vicino la basilica di San Paolo. Il suo corpo rileva segni di abusi sessuali. Ma la notizia, nonostante l'indignazione della popolazione, passa in secondo piano: il 10 giugno del 1924 il deputato antifascista Giacomo Matteotti viene assassinato. I giornali non parlano d'altro. Passano i mesi e tutti sembrano essersi dimenticati di quel mostro a caccia di bambine. Ma la tranquillità non dura a lungo. Il 24 novembre 1924 Rosa Pelli, di soli due anni e mezzo, scompare dal portico di San Pietro. Il suo corpicino straziato viene trovato da un fornaio il giorno dopo la scomparsa in mezzo ai campi, in zona Balduina. Il colpevole ancora non si trova e la tensione tra i cittadini sale: reclamano il mostro. Il caso acquisisce sempre più rilevanza a livello mediatico e in più di centomila partecipano ai funerali di Rosa. Ma le indagini vagano nel nulla. Il 29 maggio 1925, più di un anno dopo dal primo rapimento, Elsa Berni, di sei anni, viene trovata morta sul lungotevere Gianicolense. Un mese più tardi tocca a Celeste Tagliaferro, di un anno e mezzo. La piccola viene stuprata e picchiata ma miracolosamente si salva grazie all'intervento di un passante, attratto dalle sue grida. Il mostro riesce ancora una volta a scappare senza lasciare traccia. Il 12 febbraio 1926 Elvira Coletti, di sei anni, viene rapita e violentata. Anche lei si salva perché riesce a scappare. L'ultima vittima è la seienne Armanda Leonardi, il cui corpo viene trovato il 13 marzo 1927: è stata abusata e strangolata.

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